Non si parla d’altro in questi ultimi giorni: il caso Ferragni-Balocco ha monopolizzato la discussione pubblica in merito alla presunta truffa che l’influencer avrebbe perpetrato ai danni dei consumatori e di coloro che avrebbero dovuto ricevere beneficenza.
Pandori della Balocco griffati Chiara Ferragni, l’influencer e il sito stesso dell’azienda piemontese invitavano a correre all’acquisto perché il ricavato sarebbe andato in beneficenza all’ospedale Regina Margherita di Torino. Eppure, quei soldi non sembrano essere arrivati a destinazione, con la Ferragni e la Balocco subissati dalle feroci critiche.
Una multa da parte dell’Antitrust è arrivata, ma a muoversi ora è il Codacons che chiede alle quattro procure abruzzesi di indagare le due parti in causa per truffa aggravata perché “appare evidente e doveroso un intervento da parte delle competenti autorità per accertare ed in caso sanzionare le pratiche commerciali sopra denunciate“.
Ferragni e Balocco: si muovono le procure?
Non finirà certo qui la vicenda che ha visto protagonista Chiara Ferragni con la sua campagna benefica in collaborazione con la Balocco. Con i pandori griffati Ferragni si sarebbero dovuti raccogliere fondi da donare all’ospedale Regina Margherita di Torino, ma in realtà i soldi di quella campagna specifica non sono pervenuti.
La donazione, a onor del vero, è stata fatta, il problema sta nelle tempistiche, infatti questa è antecedente alle vendite dei pandori. In sostanza, il sospetto è che Ferragni e Balocco abbiano donato dei soldi, per poi, però, avere un ritorno dell’investimento attraverso la vendita di pandori che i consumatori avevano acquistato specificamente per fare beneficenza.
Ciò che per molti è una truffa, la Ferragni, in un suo video di scuse, ha definito “errore di comunicazione”. Pare che al Codacons questa spiegazione non sia bastata, chiedendo alle quattro procure dell’Abruzzo, in particolar modo a quella di Chieti, di indagare Ferragni e Balocco per truffa aggravata.
Il Codacons così spiega la sua decisione: “Nello specifico la modalità di presentazione della campagna per la vendita del pandoro limited edition è risultata ingannevole ed aggressiva, in spregio ai consumatori, i quali sarebbero tati sensibilmente influenzati nella loro capacità decisionale, soprattutto alla luce della destinazione dei ricavati ai bambini gravemente malati. Ingannevole in quanto essa induce o comunque è risultata idonea ad indurre in errore il consumatore medio inducendolo ad assumere una decisione di natura commerciale che altrimenti non avrebbe preso o che comunque non avrebbe preso con l’auspicio di concorrere per le cure pediatriche di patologie gravissime“.