“Con la regione Abruzzo non c’è dialogo, ed anche sul tema del trasporto pubblico è a rischio la tenuta del sistema”.
Questo il sunto della nota congiunta che CGIL, CISL e UIL Abruzzo, unitamente alle rispettive Federazioni dei Trasporti, hanno recapitato al Governatore Marsilio.
Troppe, infatti, le incongruenze tra le azioni introdotte dalle varie Aziende del settore e i vincoli dei vari DPCM ed Ordinanze regionali, frutto in particolare di una evidente latitanza della Regione Abruzzo nell’espletare il ruolo di Ente programmatore che mai come in questa fase risulta indispensabile.
“Non c’è uniformità nelle procedure adottate per il contrasto al Covid 19; si introducono percentuali di servizio minimo, ma la programmazione è lasciata alla valutazione delle singole Aziende (alle quali viene data la possibilità di gestirla attraverso l’esclusivo parametro della redditività e non della socialità del servizio), il tutto in un quadro economico che nonostante la drastica riduzione dei servizi, ha confermato per intero la contribuzione pubblica, ha previsto un ritorno di risorse legate al mancato introito da bigliettazione ed infine vede lo Stato finanziare per intero l’acquisto dei nuovi mezzi, abolendo l’obbligo di cofinanziamento fino al 31 dicembre 2024.
Tutto questo genera confusione e disorganizzazione oltre che un non omogeneo trattamento economico dei lavoratori del settore per i quali in molte realtà si è registrata la non volontà aziendale di condividere una legittima e giustificata integrazione salariale, a valle peraltro della discutibile norma denominata Cura Abruzzo che favorirà la pace legale per vecchi contenziosi dei quali alcuni attengono proprio le imprese di trasporto”.
Per le Organizzazioni sindacali “l’impiego di risorse pubbliche non può essere svincolato da precisi obblighi ai quali tutti gli attori devono attenersi, evitando il rischio di un uso improprio delle risorse stesse e gli obblighi in questa fase sarebbero dovuti essere: la certezza del servizio per i cittadini, l’uniformità di azione per il contrasto alla diffusione del virus e la tenuta salariale del comparto. Ad oggi nessuno di questi risultati è raggiunto, e questo è imputabile anche e soprattutto alla mancanza di confronto con le parti sociali, tenute volutamente ai margini in un contesto che richiede, al contrario, azioni comuni e condivise”.
In conclusione “siamo di fronte ad un modus operandi della Giunta regionale che investe tutti gli ambiti produttivi del nostro territorio, facendo dell’Abruzzo l’unica Regione italiana ad aver rifiutato il contributo costruttivo dei portatori di interesse, probabilmente in nome di un’idea di politica e di confronto che più si confà a logiche deputate alla negazione del ruolo delle parti sociali che alle indifferibili risposte che l’intera comunità continua ad attendere.”