A decidere sulla proroga al divieto di spostamento tra regioni, che scadrà il prossimo 15 febbraio, dovrà essere il nuovo governo.
La disposizione è stata presa nell’ultimo consiglio dei ministri e, dunque, se non si interverrà entro la scadenza fissata nell’ultimo Dpcm, dal 16 febbraio si potrà riprendere a spostarsi in tutte le regioni gialle.
Giuseppe Conte ha manifestato il proprio diniego a firmare un nuovo decreto che continui a vietare la mobilità tra regioni: la motivazione data dal Premier uscente è che il divieto era stato inserito nel periodo natalizio, per contenere i contagi, e dunque, laddove la curva tornasse a salire sarà compito di chi in carica provvedere in merito.
Di tutt’altro parere il ministro della Salute Speranza che sta invocando un decreto ponte, della durata di 7 o più giorni (magari che arrivi fino alla data del 5 marzo quando scadrà il Dpcm ora in vigore) per attendere che Draghi sciolga la riserva e si insedi il nuovo esecutivo.
Ago della bilancia saranno i presidenti di regione: se i governatori saranno favorevoli il Cdm potrebbe riunirsi già venerdì o sabato per rinnovare il blocco di una settimana, sempre con il via libera del Quirinale.
Le regioni sono state convocate in una riunione, insieme ai ministri uscenti Speranza e Boccia, per conoscere un loro parere in merito, parere che come dichiarato al termine delle consultazioni con Draghi dal presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini, dovranno fornire entro domani.
Al momento sul tavolo del Premier incaricato la questione spostamenti non è ancora arrivata, se non tramite incontri informali, in cui è stato chiesto dai ministri uscenti di colmare il vuoto di giurisdizione che potrebbe crearsi anche solo per pochi giorni, e che potrebbe influenzare negativamente la curva epidemiologica soprattutto in vista delle varianti inglese, brasiliana e sudafricana come confermato anche dal Comitato tecnico scientifico “la riapertura dei confini regionali ha creato nei mesi scorsi mobilità molto negative per il contenimento della pandemia”.
I tempi stringono, e la risposta deve arrivare in un periodo di passaggio di consegne tra esecutivi dove, a complicare la decisione, c’è anche il protocollo del Cts per la riapertura degli impianti da scii e certamente anche una possibile richiesta da parte delle regioni di una maggiore flessibilità e qualche via libera.