Queste le parole del Dott. Loreto Lombardi (segreterio aziendale L’Aquila e componente del Consiglio regionale Anaao Abruzzo) che continua…
Tra le più importanti, la causa giuridica – alla base di ogni accordo o contratto – che viene riportata nell’ordinanza: “Non attivare forme di cassa integrazione che, oltre alle ripercussioni sociali, potrebbero mettere a rischio la propria capacità produttiva”. Un’incongruenza che appare notevole, dato che a quanto ci risulta il Servizio Sanitario Regionale dovrebbe assicurare la salute pubblica e non salvare privati che vengono sovvenzionati con denaro pubblico come le case di cura convenzionate.
Gli strumenti di questo salvataggio sono molteplici e molto fantasiosi, per non dire altro. Si va dal pagamento a giornata di degenza per pazienti Covid19 (da 250 a 1100 euro se il paziente è in terapia intensiva) all’abbattimento dei DRG per patologie non Covid del 15% se i nostri sanitari andranno a lavorare nelle cliniche. In parole povere e volendo esemplificare, nel conto economico di un ipotetico intervento effettuato da un chirurgo delle Asl abruzzesi in una casa di cura provata, il valore economico dell’intervento (cioè l’elemento più importante) rappresenterà solo il 15 % del totale.
Ci chiediamo inoltre, leggendo il documento, se la Regione possa sospendere le norme relative all’incompatibilità del personale pubblico verso le strutture private. Noi riteniamo di no, dato che che tale incompatibilità viene sancita da leggi nazionali e non regionali.
Altra chicca è che, per garantire la liquidità alle case di cura, le Aziende sanitarie locali dovranno anticipare l’80% del budget mensile anche senza prestazioni effettuate dalle stesse. Le cliniche potranno ristorare questi anticipi aumentando i DRG nei rimanenti mesi dell’anno, dunque a questo punto ci domandiamo come sarà possibile con gli stessi posti letto, lo stesso numero di operatori e gli stessi standard di qualità.
Nello stesso schema, si evidenzia che “il coordinamento delle iniziative e del quadro organizzativo delle prestazioni sia riservato al Referente Sanitario Regionale (RSR) per le maxi emergenze” (dott. Albani) su richiesta del Direttore Sanitario di Azienda. In questo modo si esautora però di fatto la Direzione Generale poichè la Asl dovrà solo curare gli adempimenti connessi all’attuazione ed al monitoraggio del contratto.
La nostra organizzazione sindacale, che da sempre è attenta ai rapporti pubblico/privato, vede in questo accordo un pericolo di deregulation, in un momento particolare come questo, che potrebbe non essere sanabile in futuro.
Riteniamo, inoltre, che anche la centralizzazione del potere nelle mani di una unica figura, cioè il Referente Sanitario Regionale, possa svuotare di ogni significato le Direzioni Generali di tutte le ASL abruzzesi.
L’ultimo argomento che vogliamo affrontare, ma non certo il meno importante, è quello degli ospedali Covid. Si fa un gran parlare di costruzioni e riadattamenti di edifici da destinare a strutture SARS2 con gran dispendio di risorse ed energie, ma noi ricordiamo all’assessore alla Salute che il personale in servizio, tra turni massacranti e ferie non godute, è al collasso. Dunque, ci chiediamo e chiediamo all’assessore: con quale personale riempirà queste strutture, vista la riduzione continua delle nostre dotazioni organiche che va avanti ormai da venti anni?
Per tutti questi motivi noi dell’Anaao, organizzazione sindacale che da sempre è per una sanità privata integrativa al Servizio Sanitario Nazionale e non in competizione con esso, chiediamo l’immediata rimodulazione del suddetto accordo.