Nel nostro Paese quasi il 30% dei defunti viene cremato, con una percentuale che è in costante aumento.
Nonostante ciò, in Abruzzo non esistono tempi crematori, con la conseguenza che le famiglie che devono provvedere a ciò sono costrette ad andare a proprie spese nelle strutture presenti nelle altre regioni limitrofe, come Marche, Molise e Campania.
Insomma, nonostante la legge n. 130/2001 prevede che ci sia almeno un tempio crematorio per ogni regione, di solito in bacini di 500mila persone e con 5mila decessi l’anno in media, in Abruzzo non vi è ancora traccia di ciò.
Perché l’Abruzzo non ha ancora un tempio crematorio
Qualcosa potrebbe però cambiare a breve, superando le resistenze che hanno contraddistinto gli ultimi anni. Resistenze che si sono riferite soprattutto al pericolo inquinamento, con richiami alle emissioni generate dalla cremazione, costituite da ossidi di azoto, monossido di carbonio, biossido di zolfo, particolato, mercurio, composti organici volatili, altri metalli pesanti e alcuni composti organici persistenti, come diossine e furanti, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e policlorobifenili (PCB e PCB dioxin like).
Occorre tuttavia rammentare come le moderne tecnologie permettano di minimizzare l’emissione degli inquinanti, ben al di sotto dei limiti di legge. I sistemi di abbattimento delle emissioni presenti negli impianti garantiscono infatti la rimozione delle polveri, dei composti organici, dei metalli e dei microinquinanti, in modo da assicurare il rispetto dei valori limite di emissione.
E così, a fine dicembre la Regione Abruzzo ha finalmente approvato il Piano regionale di coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni regionali alla realizzazione dei crematori da parte dei Comuni redatto dal servizio Prevenzione Sanitaria-Medicina Territoriale, un passaggio che dovrà poi condurre alla fase operativa.
Nel documento si legge come in Abruzzo “la scelta crematoria riguarda il 10% dei decessi e, considerando l’andamento della scelta crematoria in Italia e nelle altre regioni, si può ipotizzare un incremento nei prossimi anni. si può stimare in prima applicazione un fabbisogno di almeno 3 impianti, aventi preferenzialmente una distribuzione provinciale”.
Si precisa tuttavia, nello stesso documento, che un numero superiore di impianti di taglia medio bassa possa “determinare la riduzione degli impatti legati alle emissioni in atmosfera e degli impatti legati al trasporto, rispetto ad impianti di taglia maggiore”.