I provvedimenti sono stati firmati dal Massimiliano Balloriani, nelle vesti di relatore del Collegio, presieduto da Renata Emma Ianigro, e dal consigliere Pietro De Bernardinis, e pubblicati dal Tar a tempo di record, dopo appena due mesi dall’avvio dell’iter giudiziale.
Il principio cardine assunto nelle pronunce, che richiama il Consiglio di Stato, nel solco di un consolidato orientamento delle due sezioni del Tar abruzzese (L’Aquila e Pescara), fonda sul presupposto che “il trasferimento interviene, sia per lo studente che eserciti la sua ‘mobilità’ in ambito nazionale che per lo studente proveniente da università straniere, non più sulla base di un requisito pregresso di ammissione agli studi universitari ormai del tutto irrilevante perché superato dal percorso formativo-didattico già seguito in ambito universitario, ma esclusivamente sulla base della valutazione dei crediti formativi affidata alla autonomia universitaria, in conformità con i rispettivi ordinamenti, sulla base del principio di autonomia didattica di ciascun ateneo”.
Il Tar conclude accogliendo la domanda di accertamento e condanna, e per l’effetto “ordina all’Amministrazione di provvedere entro 30 giorni dalla notifica o comunicazione della presente sentenza, nominando sin d’ora, quale commissario ad acta, il Prefetto di Chieti, o funzionario di idonea professionalità dal medesimo individuato, il quale provvederà, nel caso di perdurante inerzia dell’Amministrazione, nei successivi 30 giorni”.
Particolare soddisfazione viene espressa dall’avvocato Salvatore Braghini, ornai consueto a tali imprese, in ragione del particolare momento che stiamo attraversando, in cui i medici e gli infermieri andati in pensione con quota 100 sono stati richiamati sul campo per far fronte all’emergenza Coronavirus, prevedendo la possibilità di assumere anche gli specializzandi del 3°, 4° e 5° anno.
“L’emergenza in atto – osserva l’avvocato Salvatore Braghini – dimostra quanto sia grave la mancanza di medici negli ospedali, anche a motivo delle limitazioni imposte nelle università italiane dal ‘numero chiuso’ alle facoltà di Medicina. Secondo il sindacato medico italiano Anaao Assomed – prosegue il legale – ad oggi mancano circa 46.000 operatori, dunque ben vengano i provvedimenti che allargano la platea delle immatricolazioni alle facoltà che preparano alle professioni sanitarie, consentendo ad altri giovani di realizzare il loro sogno in un ambito in cui, molto più di un test, è la passione e la sensibilità a fare la differenza”.