Chieti. “Dopo cinque anni di immobilismo, dove nulla è stato fatto per la realizzazione dei nuovi cinque ospedali e tanto meno per l’organizzazione di quelli esistenti, l’assessore Paolucci tira fuori dal suo cilindro magico l’ennesimo atto puramente elettoralistico inerente l’organizzazione della Rete Ospedaliera”.
Questo il commento del consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo che spiega quanto segue: “Innanzitutto Paolucci è consapevole di come l’atto tanto annunciato che si appresta ad approvare in Giunta è solo una semplice “delibazione” che arriva come conseguenza dell’ennesima figuraccia rimedita a luglio scorso al Tavolo di Monitoraggio dove sono emerse tutte le problematicità di una gestione sanitaria confusionaria, arruffona, “clintelare” e soprattutto poco rispondente alla domanda ed esigenza di assistenza dei singoli territori. Paolucci infatti vorrebbe rimediare rimodulando i presidi di Atessa e Popoli ma dimenticando che questo può essere fatto solo modificando il DCA 79, peraltro trattandosi di Decreto Commissariamento può essere modificato solo dal Consiglio regionale oggi sciolto (!!!) e adeguando di conseguenza agli atti aziendali ancora “in sospesi,” delle Asl di Pescara e di Lanciano-Vasto- Chieti così come richiesto ripetutamente ed inutilmente dai diversi Tavoli di Monitoraggio tenutesi. Nello specifico – sottolinea Febbo – è del evidente come si lavora ancora nella più totale confusione. Infatti tra gli ospedali a cui viene riconosciuto il mantenimento del Pronto Soccorso non c’è Atessa, il cui ospedale viene individuato solo a ‘chiacchere’ come Presidio di Area Disagiata visto che il DM 70 prevede tra i requisiti almeno un Pronto Soccorso e un Reparto di Medicina da almeno 20 posti letto. Ricordo solo come ad Atessa la divisione di Medicina è stata chiusa ad ottobre 2017. Quindi siamo di fronte ad una palese contraddizione poiché le azioni intraprese da questa giunta regionale, ossia quello di chiudere il Pronto soccorso ed il Reparto di Medicina non possono permettere l’istituzione dell’ospedale di Area Disagiata per Atessa. Tra l’altro mentre si promette, solo sulla carta, di potenziare Atessa non si capisce come finirà la programmazione degli altri “Ospedali” di Comunità (Gissi, Casoli, Pescina e Tagliacozzo) come ad esempio quello di Guardiagrele, per cui è stata approvata all’unanimità una specifica risoluzione dal Consiglio regionale, votata anche dallo stesso Assessore Paolucci e dall’allora Presidente D’Alfonso, che ne prevedeva la conversione in Area Disagiata. Itra l’altro per essere chiari gli ‘ospedali’ di Guardiagrele, Gissi, Casoli, Pescina e Tagliacozzo sono Presidi Territoriali di Assistenza (PTA) e non si capisce come faccia l’assessore a trasformarli in Ospedali di Comunità (DM 70/2015). Così come non riusciamo a capire come avverrà la definizione della programmazione sul Dea di II livello tra i due nosocomi di Chieti e Pescara se gli stessi atti aziendali, non ancora approvati(!!!) non ne prevedono la istituzione e quindi non disciplinano le varie ripartizioni di UOC. Senza parlare dello sperpero di denaro pubblico e dei disservizi sulle emergenze di pronto intervento se si dovesse insistere nel mantenere il Centro Operativo Unico presso l’aeroporto d’Abruzzo. Mentre poco chiare, anzi del tutto incomprensibili tecnicamente e praticamente, sono le proposte avanzate per l’ospedale di Sulmona che, con un Pronto Soccorso e solo 4 UOC (Cardiologia, Chirurgia, Medicina generale e Ortopedia) e soprattutto senza un Punto nascita, è destinato a rimane poco più di un poliambulatorio.
“Dopo un’intera legislatura, trovando un bilancio risanato ed un percorso sui Lea finalmente attivato e avviato verso la crescita, Paolucci non è riuscito a mettere un solo mattone per la realizzazione dei nuovi ospedali abruzzesi, anzi al contrario è riuscito a portare nuovamente i bilanci della Aziende Sanitarie in deficit (e quindi non si può più derogare dal DM 70/2015, purtroppo), così come documento dallo stesso Tavolo di monitoraggio per il 2017 una perdita di 59 milioni di euro e per il 2018 perdita di 70 milioni di euro. Pertanto – conclude Febbo – è del tutto evidente che siamo di fronte ai soliti e consueti annunci e spot da parte di un assessore visibilmente in difficoltà e già in campagna elettorale ben consapevole di lasciare in eredità al prossimo Governo regionale una sanità molto peggiore di come l’ha trovata”.