C’è un’incapacità diffusa dei paesi del Mediterraneo di gestire i propri rifiuti di plastica e questo si traduce in livelli record di inquinamento nel Mare Nostrum provocando costi enormi all’economia, dell’ordine di centinaia di milioni di euro ogni anno.
Il nuovo report del WWF, lanciato recentemente in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, esamina i sistemi di gestione della plastica di tutti i Paesi del Mediterraneo e valuta le loro azioni per contrastare questo tipo di inquinamento nel processo di produzione e distribuzione.
Ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo: e come se 33.800 bottigliette di plastica venissero gettate in mare ogni minuto. L’inquinamento da plastica sta continuando a crescere e si prevede che entro il 2050 quadruplichi nell’area mediterranea. Discariche e inceneritori sono purtroppo ancora i principali metodi per la gestione dello smaltimento rifiuti.
Il nuovo report WWF “Fermiamo l’inquinamento da Plastica: come i Paesi del Mediterraneo possono salvare il proprio mare” fa emergere a tutti i livelli i principali fallimenti e le responsabilità dei produttori, delle autorità pubbliche e dei consumatori, tali da rendere il sistema di gestione della plastica altamente inefficiente, costoso e inquinante.
Nel report il WWF definisce un piano di azioni politiche e iniziative che l’area mediterranea e i singoli Paesi devono sviluppare per raggiungere un’economia sostenibile e circolare che riduca a zero la produzione di rifiuti dal sistema di gestione della plastica.
ITALIA TRA DUE FUOCHI. Il nostro Paese da un lato subisce gli impatti pesanti dovuti all’inquinamento da plastica avendo la maggiore estensione costiera nel Mediterraneo, dall’altro contribuisce all’inquinamento essendo il maggiore produttore di manufatti di plastica nell’area e il secondo più grande produttore di rifiuti plastici. I numeri del report WWF parlano chiaro: il nostro Paese ogni anno riversa in natura 0,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici e produce 4 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui l’80% proviene dall’industria degli imballaggi.
Il turismo allo stesso modo è ‘parte lesa’ ma è anche parte del problema: il flusso turistico incrementa del 30% la produzione di rifiuti plastici nei mesi estivi mentre spiagge e mare sporco allontanano i turisti. L’effetto negativo della plastica in natura colpisce tutta la Blue Economy: quella italiana è la terza più grande d’Europa ma l’inquinamento, secondo il report WWF, le fa perdere circa 67 milioni di euro l’anno. I settori più colpiti sono proprio il turismo (30,3 milioni di euro) ma anche la pesca (8,7 milioni di euro) e il commercio marittimo (28,4 milioni di euro) mentre bonifiche e pulizia costano 16,6 milioni di euro.
Le attività che si svolgono in riva al mare sono responsabili della metà della plastica riversata in mare. Ogni giorno, su ogni chilometro di costa se ne accumulano in media oltre 5 kg. In Italia i rifiuti plastici marini impattano su turismo, pesca e tutti i settori marittimi, con un danno complessivo che si aggira attorno ai 641 milioni di euro ogni anno in tutto il bacino mediterraneo. L’Abruzzo purtroppo non fa eccezione.
Per sensibilizzare e mobilitare cittadini e turisti contro l’inquinamento da plastica il WWF ha fatto salpare la sua vela Blue Panda: da luglio a novembre la barca toccherà le coste di Francia, Italia, Turchia, Tunisia e Marocco. A luglio in particolare sarà protagonista di una settimana di eventi lungo le coste dell’Argentario.
Il WWF ha anche lanciato un appello a tutti i governi del Mediterraneo e dell’UE, in quanto membri della Convenzione di Barcellona, perché assumano un impegno vincolante congiunto e un’azione nazionale per salvare il Mar Mediterraneo dall’inquinamento da plastica. Il prossimo incontro si terrà a Napoli nel mese di dicembre 2019.
Una prima soluzione perseguibile in tempi rapidi è dichiarare “guerra” alla plastica usa e getta impedendone la produzione e l’uso in tutto il territorio regionale. “Qualche Comune – sottolinea il vice presidente del WWF Italia Dante Caserta – ha già dato il buon esempio. Un provvedimento della Regione potrebbe porre l’Abruzzo all’avanguardia a livello nazionale ed è proprio questo ciò che il WWF auspica”.