Le motivazioni sono legate al fatto che tale piano va in deroga al decreto Lorenzin istituendo un numero maggiore di unità operative complesse rispetto a quelle previste e, soprattutto, non prevedendo, come sarebbe stato opportuno, due Dea funzionali di secondo livello L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti. In questo modo, quindi, non favorisce quelle unioni funzionali di cui l’Abruzzo ha un’estrema necessità al fine di ottimizzare le risorse. Anzi, si fa l’esatto contrario, cioè si confinano gli ospedali in una riserva indiana dove il rischio è quello di lasciarli morire lentamente tra carenze di personale e risorse.
Inoltre, questo piano di riordino penalizza e dimentica le aree interne e l’esempio più eclatante è quello delle chirurgie toraciche, quattro nell’area costiera e nessuna nelle aree interne.
Tutto ciò ripropone modelli già falliti altrove, come ad esempio nella vicina Regione Marche costetta a fare marcia indietro sull’ipotesi di una Asl unica, e contraddice anche quanto dichiarato in campagna elettorale dal presidente Marsilio, il quale aveva bocciato la proposta di un’azienda sanitaria unica avanzata a suo tempo dal centrosinistra. Inoltre, nonostante nella recente Finanziaria il Governo nazionale abba stanziato quasi tre miliardi per l’edilizia sanitaria, si continuano ad ignorare situazioni drammatiche come quella dell’ospedale di Avezzano, obsoleto e poco sicuro anche perchè situato in una delle aree maggiormente sismiche d’Europa.
“L’Anaao da anni propone di istituire due aree vaste, L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti”, chiosa Alessandro Grimaldi, segretario regionale di Anaao-Assomed Abruzzo, “sulle quali creare una rete di collaborazioni tra i vari territori e, soprattutto, chiede di velocizzare i concorsi per assumere personale sanitario ed evitare la fuga dei nostri giovani verso le più efficienti regioni del centro-nord.
Da qui riteniamo che si debba ripartire e per questo invitiamo la Regione a tornare sui propri passi ascoltando la voce di chi è impegnato direttamente, sul campo, a garantire il diritto alla salute dei cittadini”.