La Grotta del Cavallone si trova nel ventre della terra nel Parco della Maiella, è un posto suggestivo di grande impatto visivo a cui si lega la leggenda delle fate.

In ogni angolo dell’Abruzzo è possibile ammirare scorci meravigliosi ma la natura ha fatto del suo meglio nella Grotta del Cavallone, un ipogeo conosciuto anche come Grotta della figlia di Iorio perché ha fatto da sfondo alla storia raccontata da Gabriele D’Annunzio nella sua tragedia.
Il libro del poeta abruzzese narra la storia di Mila, figlia di Iorio, accusata di stregoneria e salvata da Aligi, un pastore, che la porta nella grotta. Di fatto D’Annunzio non visitò mai la cavità ma incaricò il pittore Paolo Michetti, di Tocco Causaria, che scelse questo luogo magnifico per ambientare le visissitudini di Mila e Aligi.
Le scene della tragedia si svolgono nell’antro all’ingresso della Grotta del Cavallone, che in seguito prese il nome di Sala di Aligi. Ma le curiosità su questo posto sono tante, scopriamone alcune tra le più suggestive.
Perché visitare questo ipogeo, tra i luoghi naturali più misteriosi in Abruzzo
Il motivo è semplice, è uno dei luoghi in Abruzzo che sembrano uscire da un film fantasy, è una vera meraviglia di origine carsica che si è cominciata a formare tra 65 e 23 milioni di anni fa, in cui poter ammirare spettacolari stalattiti e stalagmiti che grazie ai vari minerali presenti, tra cui alunite, calcare e gesso, formano ambienti colorati di grande fascino.

La Grotta del Cavallone si trova nella Valle di Taranta all’interno del Parco Nazionale della Maiella, sui territori dei comuni di Lama dei Peligni e Taranta Peligna in provincia di Chieti.
Per arrivarci si deve prendere la cestovia Colle Rotondo–Cavallone che, partendo da 750 m, sale fino a 1 388 m in circa 20 min. Da qui un breve percorso a piedi (300 gradini) conduce all’ingresso della grotta In alternativa sono percorribili sentieri escursionistici di circa 2 ore.
La leggenda delle fate nella Grotta del Cavallone
Tra le leggende abruzzesi c’è pure quella delle fate che vivevano in questa zona dell’Abruzzo e che erano solite fare dei dispetti agli abitanti dei borghi vicini, si narra dunque che furono punite dalle divinità indispettite dal loro comportamento, che fecero franare la montagna intrappolandole all’interno della Grotta del Cavallone.

C’è però un’altra versione secondo la quale fu san Martino, patrono di Fara de’ Marsi, a punire le fate chiudendole nella Grotta del Cavallone e c’è chi, visitando l’ipogeo, ha l’impressione di sentirne i lamenti. Di suoni se ne odono, ma molto probabilmente sono i pipistrelli che vivono nella cavità e che sono numerosi, soprattutto nel periodo invernale.





