Nessuno può andare in montagna a fare una passeggiata o un’escursione, ma ai cacciatori si consentirà di girare liberamente in gruppo per uccidere gli animali. Non si può andare a trovare un parente o un amico in un comune limitrofo a quello di residenza, ma ai cacciatori si consente di percorrere decine e decine di km per recarsi in comuni molto lontani dalla propria residenza considerato che gli Ambiti Territoriali di Caccia entro cui si possono muovere sono estesi e ricomprendono anche metà territorio provinciale.
“Quello che contestiamo fortemente – dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo – è l’assunto secondo il quale l’attività venatoria rappresenterebbe uno stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico venatorio e limitare il pericolo potenziale per la pubblica incolumità come si legge nell’Ordinanza. In realtà è esattamente il contrario: la caccia sta facendo crescere il numero di cinghiali e i danni alle colture.
La Giunta regionale continua a fare certe esternazioni non supportate da alcuna evidenza scientifica né dato oggettivo: basta constatare come la popolazione di cinghiali, nonostante subisca una pressione venatoria ormai costante tutto l’anno tra caccia ordinaria e di selezione e ora anche durante il lockdown, non si riesce affatto a controllare. Si pensi a intervenire, anche con canali di finanziamento dedicati, alla messa in sicurezza delle colture e delle infrastrutture viarie, gli interventi da effettuare sono ormai noti nella copiosa bibliografia di riferimento. Al di là degli aspetti legali della vicenda che saranno comunque valutati dai nostri legali, il dato che rimane è sempre il solito: la classe politica regionale ha più a cuore gli interessi particolari di una categoria come quella dei cacciatori che gli interessi generali”.