Nuovo processo per due dipendenti del tribunale teramano già finiti sotto accusa per presunta truffa ai danni dello Stato.
A deciderlo è stata la Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso per saltum fatto dalla Procura teramana aprendo di fatto lo scenario desiderato dalla Procura, ovvero il processo bis per i due dipendenti terminati al centro di un discusso caso di assenteismo e assolti con la formula più ampia del fatto non sussiste al termine di un rito abbreviato. Per i due, invece, ora ci sarà bisogno di un nuovo giudizio.
Ricordiamo come i giudici della Suprema Corte abbiano accolto la parte del ricorso che concerneva l’uso dei badge per le timbrature per un nuovo giudizio davanti alla Corte d’appello. Il dispositivo dei magistrati della Cassazione, infatti, si legge, “annulla la sentenza impugnata limitatamente alla configurabilità del reato di cui agli articoli 55 quater e 55 quinquies del decreto legislativo 165 del 2001 con rinvio per nuovo giudizio alla Corte d’appello dell’Aquila”.
Il caso all’attenzione del tribunale
Ricordiamo che i due dipendenti – marito e moglie, assistiti dall’avvocato Guglielmo Marconi – erano stati accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato e del reato previsto dall’articolo 55 quinquies del decreto legislativo 165 del 30 marzo 2001, specifico per i dipendenti pubblici, che riguarda la falsa attestazione della presenza sul luogo di lavoro attraverso l’alterazione di sistemi di rilevamento della presenza o mediante altre modalità fraudolente.
In aggiunta a ciò, alla donna è stato imputato anche l’ipotesi di induzione in falso ideologico.
Il giudice di primo grado, accogliendo la tesi della difesa, aveva inizialmente assolto la moglie e il marito ritenendo che il fatto non sussiste in rapporto alla truffa e all’induzione in falso ideologico. Ha inoltre ritenuto che il fatto non costituisce reato per il decreto legislativo 165/2001.
Dinanzi a questa presa di posizione, però, la Procura ha scelto di sollevare il caso direttamente in Cassazione, che ha scelto di riaprire il processo. Ricordiamo anche che l’inchiesta, inizialmente, aveva riguardato sette dipendenti: per cinque di loro c’era già stata l’archiviazione.