“Fino al 15 gennaio i ristoratori potranno restare aperti (fino alle 18 in zona gialla), ma solo per i propri concittadini, dato il divieto di uscire dal comune di residenza a Natale, Santo
Stefano e Capodanno – ricorda il Consorzio – Nelle grandi città ciò potrebbe non rappresentare un problema profondo, ma per i ristoranti dei piccoli centri si rivela una beffa che non possiamo accettare”.
“Come Consorzio coeso e unito – dichiara il presidente di Qualità Abruzzo Sandro Ferretti – non possiamo più restare in silenzio. Senza il turismo, con il comparto enogastronomico fermo, stiamo colando a picco tutti. Rivolgeremo il nostro appello alla Regione Abruzzo e poi a Conte, chiederemo la revisione dei codici Ateco se necessario, perché non abbiamo più la possibilità di non lavorare. Nel primo lockdown chi ha potuto ha anticipato la cassaintegrazione ai dipendenti, ma adesso non ce la facciamo più”.
I numeri aiutano a capire la situazione. La provincia di Pescara ha 318mila abitanti, “Civitella Casanova ne conta 1702 – fa notare Marcello Spadone, patron del ristorante ‘La bandiera’ di Civitella Casanova, raccontando poi una vicenda personale – Qualche anno fa arrivò qui un controllo dall’Agenzia delle Entrate: per loro era impossibile che un piccolo ristorante di un paese pedemontano avesse una cantina così fornita. Dopo lunghi controlli capirono che la nostra proposta non era solo
per clientela locale, ma per una clientela di più ampio raggio. Perché questo accanimento con i ristoranti dei piccoli centri? Perché chiudere nelle festività tutti, senza tener conto del numero degli abitanti? Un Dpcm per me scellerato e senza senso”.