Dopo l’Agenzia Internazionale dell’Energia che ha chiesto un immediato stop a nuovi investimenti su carbone, petrolio e metano oggi il rapporto “Climate change 2021: the Physical Science Basis” è la pietra tombale per la fantomatica e velleitaria transizione a tutto metano che il Ministro vuole imporre al paese facendolo imboccare un vicolo cieco anche dal punto di vista industriale. Bruciare metano significa emettere CO2. Non solo: tanto metano si perde lungo la filiera e questo gas è nel breve periodo 84 volte più potente della CO2 nel contribuire all’emergenza climatica” così il Coordinamento No Hub del Gas commenta gli sconvolgenti dati degli scienziati dell’ONU diffusi stamattina. Associazioni, comitati e movimenti da anni, leggendo le ricerche scientifiche che dal 2013 ad oggi sono state pubblicate dalle migliori riviste internazionali, avevano per tempo lanciato l’allarme, inutilmente, visto che i ministeri italiani sembrano più svolgere il ruolo di succursale dei petrolieri che non soggetti istituzionali posti a tutela del bene collettivo.
Incredibile, ad esempio, che proprio in questi giorni il Ministero della Transizione (Finzione) Ecologica abbia pubblicato la proposta di Piano delle aree per nuove perforazioni alla ricerca di metano da sviluppare nei prossimi decenni (sic!). Insomma, nuove trivelle in mare e a terra, anche in Abruzzo e nell’Adriatico, ignorando tutti gli allarmi degli scienziati. Anche sulle perdite di metano lungo la filiera pozzi, gasdotti, stoccaggi e rete di distribuzione, provate da inchieste e dati, nessuna reazione dal Ministero. “Davanti a questi rapporti il ministero deve fare solo una cosa, peraltro prevista come obbligatoria dall’art.28 del Testo Unico dell’Ambiente. In presenza di nuovi dati che accertano impatti non adeguatamente valutati o imprevisti, la legge prevede che le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale debbano essere riaperte.
Come si fa a pensare di costruire una centrale come quella di Sulmona, con una VIA approvata nel 2011 su documenti depositati nel 2006? Questo vale anche per il gasdotto Sulmona-Foligno, non ancora approvato definitivamente e per gli ampliamenti dei gasdotti, come il San Salvo – Biccari. Ovviamente è urgente destinare le risorse a tutti gli interventi necessari per affrontare la crisi climatica, dalle ondate di calore alla gestione sostenibile ed efficiente dell’acqua fino all’innalzamento del livello medio marino che pone a fortissimo rischio la costa adriatica” conclude il coordinamento No Hub del Gas.