Come abruzzesi ci stiamo assumendo una grande responsabilità: rischiamo di far scomparire il Fratino dalle nostre spiagge!”.
È questo l’allarme lanciato da Luciano Di Tizio, delegato WWF per l’Abruzzo. “Nonostante gli sforzi che stiamo mettendo in campo con il Progetto Salvafratino, portato avanti dall’Area Marina Protetta Torre di Cerrano e dal WWF Abruzzo, dopo i buoni risultati della stagione 2016, abbiamo registrato dati molto preoccupanti nel 2017 e ci arrivano segnali non confortanti da questa prima parte della stagione 2018”, continua Di Tizio.
“Il Fratino è uno dei simboli della biodiversità costiera e farlo scomparire dalle nostre coste sarebbe gravissimo. Purtroppo l’azione dei soli volontari non è sufficiente a salvare questa specie che peraltro è in regressione in tutta Italia. Le cause sono svariate, alcune anche naturali come la predazione da parte di altri animali selvatici, ma nella stragrande maggioranza dei casi la colpa è dell’uomo che sottrae sempre più spazio al Fratino e gli arreca disturbo proprio nel periodo della riproduzione, della cova delle uova e dell’involo dei piccoli.
Sono di pochi giorni fa gli ultimi due episodi. A Vasto una pulizia effettuata da privati con mezzi meccanici fino alla fascia dunale ha “arato” un ampio tratto di spiaggia. A Pescara si è intervenuti con le ruspe in quella che dovrebbe essere la Spiaggia dedicata al Fratino per prelevare sabbia da utilizzare per il ripascimento. Due operazioni condotte male e in periodo sbagliato che sicuramente non aiutano la presenza del Fratino che nidifica sulle spiagge proprio in questi mesi”.
I dati del 2017
Anche nel 2017 il Progetto Salvafratino ha visto la collaborazione tra il WWF Abruzzo e l’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano” in coordinamento con una serie di gruppi di volontari o semplici appassionati. Sono stati monitorati 14 siti: Biotopo Costiero di Martinsicuro, Villa Rosa di Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Pineto, Silvi, Pescara, Ortona, Riserva “Punta Aderci”, Riserva “Marina di Vasto” con il Biotopo Costiero di San Salvo Marina, San Salvo Marina e Vasto Marina.
Dati complessivi 2017 – Nidi
Nidi | Positivi | Negativi | % successo | |
All’interno di aree protette | 27 | 6 | 21 | 22% |
All’esterno di aree protette | 26 | 11 | 15 | 42% |
Dati complessivi 2017 – Uova
Deposte | Schiuse | Non schiuse | % successo | |
All’interno di aree protette | 75 | 17 | 58 | 23% |
All’esterno di aree protette | 73 | 30 | 43 | 41% |
Confronto con anni precedenti – Nidi
Nidi | Positivi | Negativi | % successo | |
2015 | 44 | 21 | 23 | 48% |
2016 | 50 | 29 | 21 | 58% |
2017 | 53 | 17 | 36 | 32% |
Confronto con anni precedenti – Uova
Deposte | Schiuse | Non schiuse | % successo | |
2015 | 123 | 59 | 64 | 48% |
2016 | 141 | 89 | 52 | 63% |
2017 | 148 | 47 | 101 | 32% |
“Nel 2017 la stagione riproduttiva non ha dato un esito positivo come nel 2016”, dichiara Fabiola Carusi, responsabile del Progetto Salvafratino per il WWF Abruzzo. “In totale, sui circa 130 km di costa abruzzese, sono stati monitorati 53 nidi di cui solo 17 sono andati a buon fine, mentre 36 sono stati i nidi negativi. Le uova deposte sono state 148, di cui solo 47 sono giunte alla schiusa. Sia per nidi che per uova, la percentuale di successo si attesta quindi al 32%. Come era successo nel 2016, anche nel 2017 il maggior successo riproduttivo si è avuto nelle aree esterne alle aree protette, ma va considerato che è tutelata solo una piccola parte della costa. Nel confronto con gli anni precedenti, si è passati dai 44 nidi individuati e monitorati nel 2015, ai 50 nel 2016 fino ai 53 nel 2017. Uguale crescita si è riscontrata nelle uova deposte che erano 123 nel 2015, 141 nel 2016 e 148 nel 2017. In pratica è probabile che l’aumento di volontari organizzati stia consentendo di individuare un numero maggiore di nidi, ma poi da questi nidi riesce a schiudersi un numero inferiore di uova per molteplici motivi”.
Le cause del regresso.
Le cause del regresso possono essere svariate.
Sicuramente sono stati registrati casi di predazione naturale sui nidi: cornacchie e gabbiani tra gli uccelli, o piccoli mammiferi come ratti, ricci o volpi, possono arrecare danni a nidi e uova. Anche eventuali piogge molto forti nei periodi di cova possono creare problemi alla specie, come sta accadendo anche quest’anno.
Ma è chiaro che i maggiori danni vengono arrecati dall’uomo, direttamente o indirettamente.
Innanzitutto la pulizia meccanica delle spiagge nel periodo del corteggiamento, riproduzione, cova e schiusa provoca distruzione di uova e/o disturbo agli adulti con conseguente abbandono di nidi.
In secondo luogo la predazione o il disturbo da parte di cani lasciati liberi in spiaggia senza museruola: si tratta di un comportamento vietato i cui effetti possono essere molto pesanti sulla specie.
Da non trascurare poi le azioni di vandalismo condotte su alcuni nidi. Inspiegabilmente si sono riscontrati anche casi di furto di uova o distruzione di nidi fatti in maniera cosciente. Veri e propri “crimini di natura”.
Infine un fattore generale. La nostra costa è sempre più antropizzata. A parte l’aver costruito su praticamente tutto il litorale e il continuare a restringere le spiagge libere per aumentare le concessioni, durante la bella stagione i bagnanti sono veramente dappertutto con un continuo ed innegabile effetto di disturbo sulla specie.
Il futuro.
“Siamo fortemente preoccupati” riprende Di Tizio. “Se vogliamo fare in modo che questa specie continui a vivere sulle nostre spiagge va messo un freno allo sfruttamento totale della costa. Da settimane i volontari del Progetto Salvafratino stanno cercando di proteggere i nidi, le uova e i nuovi nati. Ma ovviamente non si può garantire la vigilanza tutti i giorni da aprile fino a giugno.
Le amministrazioni comunali e i balneatori devono adottare sistemi di pulizia della spiaggia meno invasivi, si devono creare zone maggiormente protette con fasce di rispetto dei nidi, si devono effettuare controlli maggiori sulla presenza di cani in spiaggia facendo capire ai proprietari, auspichiamo sensibili alla tutela dei fratini quanto a quella dei loro amici a quattro zampe, che i divieti esistenti vanno rispettati perché servono a proteggere una specie a rischio di estinzione.
Non mancano buone pratiche che ci fanno ben sperare. Diversi balneatori sono i primi a cercare di proteggere i nidi, così come amministratori e funzionari di vari comuni si mostrano molto più attenti di quanto lo fossero nel passato. Negli anni è cresciuta la sensibilità di molti, ma purtroppo non basta. Se vogliamo continuare a vedere i fratini correre sulla battigia delle spiagge abruzzesi, dobbiamo fare tutti di più e farlo in fretta”.