Arrestata una intera famiglia: l’avevano ridotta in schiavitù

Arriva da Avezzano un’incredibile storia familiare che ha avuto un esito fortunatamente lieto per una ragazza.

La giovane era infatti sostanzialmente stata ridotta in uno stato di schiavitù, e la situazione sarebbe potuta spingersi molto oltre se non fosse intervenuta una pattuglia del Nucleo radiomobile che aveva visto la ragazza in condizioni molto critiche, decidendo di prendersi cura con sensibilità del caso.

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E’ stata scoperta una drammatica storia di schiavitù grazie all’intervento del Nucleo Radiomobile – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

Si è dunque scoperto che la ragazza era stata prelevata dalla Romania con una sorta di affido in cambio di denaro: una situazione molto difficile, che ha condotto all’arresto di un intero nucleo familiare composto da padre 45enne, madre 44enne e figlio 19enne, tutti di origini romene ma da tempo domiciliati in città. L’accusa è pesantissima: riduzione in schiavitù aggravata dalla minore età della persona offesa.

Cosa è accaduto alla giovane vittima

La ragazza, una 15enne romena, nello scorso mese di ottobre era stata notata dalla pattuglia del Nucleo radiomobile mentre si trovava per strada a chiedere l’elemosina. All’epoca era già stata allontanata dai suoi aguzzini che, in precedenza, l’avrebbero prelevata con l’inganno direttamente dal paese straniero di provenienza, la Romania.

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All’epoca dell’arrivo in Italia la ragazza aveva solo 14 anni – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

Sono così partite delle indagini piuttosto complicate, che hanno condotto alle misure cautelari a firma del gip del tribunale del capoluogo, partite subito dopo il ritrovamento in strada. È stato così possibile ricostruire quello che è un retroscena drammatico della vita della giovane vittima.

Tutto ha inizio nel 2022 quando l’adolescente, che all’epoca dei fatti era poco più di 14enne, sarebbe stata costretta a subire una sorta di affidamento concordato in Romania dalla propria madre (anch’essa indagata ma non colpita da misura) la quale, dietro compenso, avrebbe acconsentito al trasferimento della ragazza in Italia e alla convivenza all’interno della nuova famiglia di connazionali, di cui il più giovane dei componenti era stato designato quale suo promesso sposo.

Una volta giunta in Italia la ragazza era stata però privata della libertà di movimento, dei documenti identificativi e della possibilità di avere contatti esterni. La ricostruzione ha permesso altresì di accertare che sono state indotte delle violenze, e che la ragazza sarebbe stata costretta a disbrigare le faccende domestiche e poi a chiedere l’elemosina i cui proventi venivano conferiti elle mani dei suoi sostanziali carcerieri.

Proprio l’aver intercettato la ragazza mentre domandava l’elemosina ha permesso alla pattuglia di occuparsi di questa incredibile vicenda.

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