E’ la posizione, chiara, che traspare in una nota a firma di Celso Cioni e Roberto Donatelli, rispettivamente direttore e presidente di Confcommercio Teramo.
“Come noto siamo la Regione che in tutt’Italia e nell’intera Europa”, si legge ancora, “detiene il più alto indice di distribuzione organizzata per metro quadro ad abitante e quindi non vi è alcuna ragione comprensibile per varare un tale provvedimento in tale contesto di primati non invidiabili.
Tra l’altro nello stesso incipit del celebrato Patto per l’Abruzzo sottoscritto dal Presidente D’Alfonso unitamente a tutte le Associazioni di categoria ed ai Sindacati abruzzesi, viene sostenuta la necessità di riequilibrare nella nostra Regione la distribuzione organizzata con i negozi di vicinato, scelta quest’ultima da noi fortemente voluta e sostenuta nei tavoli istituzionali di concertazione da decenni.
Al punto di ottenere come era giusto che fosse, la moratoria dei nuovi insediamenti della GDO fino al 2021.
Allora se qualcuno vuole giocare al gioco delle tre carte noi non ci stiamo e non ci saremo ad avallare questa proposta di legge che, evidentemente, è contraria agli interessi della nostra categoria ed in contrasto con il percorso di concertazione svolto positivamente finora e ciò ci indurrebbe senza esitazioni ad uscire senza esitazioni dal Patto per l’Abruzzo e dal confronto istituzionale che faticosamente abbiamo costruito insieme alle altre sigle datoriali e sindacali.
Non comprendiamo perché in prossimità della fine della legislatura regionale si tiri dal cassetto la nuova Legge sul Commercio, che di fatto non è mai nuova, perché dal momento che si inizia a lavorare alla sua approvazione passano anni e non risulta contestualizzata alle esigenze del territorio.
Chiediamo che si attenda l’insediamento della nuova Governance regionale, considerando anche le azioni che il governo centrale sta varando.
Quindi Il nostro NO che ribadiamo a questa scelta sbagliata ed il nostro appello al Presidente D’Alfonso nonché all’Assessore Lolli per scongiurare l’ennesima sveltina che danneggerebbe ulteriormente un settore, quello del terziario di mercato, che già ha dovuto subire per decenni le conseguenze nefaste di scelte miopi che sono andate esattamente nella direzione contraria dell’interesse dell’intero Abruzzo, della sua economia, del lavoro, dell’occupazione.