Tutti ne sono consapevoli ma ieri, nell’ambito della seduta del Consiglio, solamente il sottoscritto ha preso la parola per smascherare il bluff a cui è stato dato vita. La legge il cui scopo è l’abolizione dei doppi vitalizi verrà senza ombra di dubbio impugnata dal Governo e, tra circa un anno, la Consulta ne dichiarerà l’incostituzionalità.
Tutte quelle persone che a oggi riscuotono un doppio assegno per il fatto di aver ricoperto negli anni passati sia il ruolo di consigliere regionale che quello di parlamentare nazionale o europeo, continueranno a percepirlo. Purtroppo”. Netta e perentoria la nota stampa diramata stamane da Leandro Bracco che commenta quanto accaduto nella serata di ieri presso il Palazzo dell’Emiciclo de L’Aquila quando l’assise abruzzese ha dato il via libera alla proposta di legge che ha abolito i doppi vitalizi.
“Ciò che in me provoca più rabbia – afferma l’esponente di Sinistra Italiana – è il raggiro che si opera ai danni dell’uomo della strada, persona con un livello culturale medio basso che non approfondisce più di tanto le varie questioni e che dunque, per natura, si fida e dà credito a ciò di cui viene a conoscenza nella vita di tutti i giorni. E in Italia e dunque anche in Abruzzo di queste tipologie di persone ce ne sono decine di migliaia. E’ vero che ieri sera è stata approvata la norma che prevede il taglio dei doppi vitalizi.
Peccato però che il Consiglio regionale dell’Abruzzo sia stato sciolto tre mesi e mezzo fa (il 16 agosto scorso) e che dunque ora si trovi ad agire in regime di prorogatio”. “Fermo restando il fatto che anche io sia fermamente contrario a ogni forma di vitalizio – evidenzia Bracco – in quanto ogni persona che ha ricoperto cariche elettive deve riscuotere denaro esclusivamente in base ai contributi versati, bisogna però non dimenticarsi mai come l’Italia sia uno Stato di diritto dove a comandare sono solamente le leggi e le sentenze e non invece i desiderata di quella o quell’altra forza politica”.
“Proprio la sentenza numero 81 del 15 maggio 2015 vergata dalla Corte costituzionale sancisce che il Consiglio regionale nella fase attuale del suo scioglimento e di indizione delle elezioni ‘deve comunque astenersi, al fine di assicurare una competizione libera e trasparente, da ogni intervento legislativo che possa essere interpretato come una sorte di ‘captatio benevolentiae’ nei confronti degli elettori’”. “La citata sentenza – sottolinea Bracco – riguardava proprio il Consiglio regionale dell’Abruzzo che il 28 aprile 2014 aveva approvato la legge regionale numero 25 recante ‘Norme per il riordino degli enti di edilizia residenziale pubblica’. La Consulta, nella seduta del 29 aprile 2015, dichiarò l’illegittimità costituzionale di questa norma. A corollario di quanto affermato, il comma 1 dell’art. 141 del Regolamento interno per i lavori del Consiglio regionale recita che ‘in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale e di scadenza della Legislatura i poteri del Consiglio regionale sono prorogati sino alla proclamazione degli eletti nelle nuove elezioni, limitatamente agli interventi che si rendono dovuti in base agli impegni derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea, a disposizioni costituzionali o legislative statali o che, comunque, presentano il carattere dell’urgenza e necessità’.
Abolire i doppi vitalizi e dare una cospicua sforbiciata a quelli già in essere implica il carattere dell’urgenza e necessità? Agli occhi del popolo ma soprattutto della sempre più vicina campagna elettorale per le Regionali 2019 indubbiamente sì. A livello di diritto no. Per questo motivo, se non già a dicembre, entro febbraio prossimo la legge approvata ieri sera in pompa magna sarà impugnata da Palazzo Chigi e fra circa un anno bocciata tout court dalla Corte costituzionale.
E a essere stuprata sarà la buona fede dell’uomo della strada, quell’uomo della strada che oggi crede che i doppi vitalizi siano stati aboliti. Tra un anno però la verità, quella cristallina e autentica, verrà fuori e lui – conclude Leandro Bracco – acquisirà contezza del fatto di essere stato meramente utilizzato per calcoli elettorali altrui. Per l’ennesima volta”.