Per la produzione di olio extravergine d’oliva in Abruzzo si stima, fino a questo momento, un calo tra il 20% e il 30%, causato principalmente dalle anomalie climatiche, comunque meglio di altre regioni del Sud, a partire dalla Puglia.
Lo fa sapere Coldiretti Abruzzo sottolineando che il calo produttivo colpisce “un settore che ha già pagato un conto salatissimo all’emergenza Covid. A pesare soprattutto il crollo delle vendite per la chiusura del canale ristorazione. Per sostenere la ripresa del settore servono massicci investimenti pubblici e privati, a partire da un piano straordinario di comunicazione sull’olio che rappresenta all’estero un prodotto simbolo della dieta mediterranea. Le previsioni per la campagna appena avviata sono di una flessione produttiva, accompagnata però da un buon livello qualitativo del prodotto”.
La pandemia ha fatto sentire i suoi effetti anche con la necessità di garantire una raccolta sicura, con il rispetto rigoroso delle norme anti contagio. Ha inciso sulle imprese olivicole italiane anche il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014.
Coldiretti ricorda che il comparto olivicolo conta in Abruzzo circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata: un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane). La produzione media abruzzese è di circa 14mila tonnellate di olio negli anni di carica.