“Lo scorso Il 13 gennaio – premette d’Amico – è entrata in vigore la legge regionale n.1/2013 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale riguardante il riassetto degli enti del territorio montano e politiche di sviluppo della montagna abruzzese”.
A destare l’attenzione di D’Amico è soprattutto l’articolo 3 che, come precisa il vicepresidente in una nota, “ha a che fare con il riassetto degli enti del territorio montano ovvero lo scioglimento delle Comunità montane e la ricollocazione del personale e la promozione della costituzione di Unioni tra Comuni Montani per lo svolgimento delle le funzioni amministrative la gestione dei servizi pubblici. I termini per adempiere al dettato di cui all’art. 3 sono abbondantemente stati superati e a tutt’oggi non siamo a conoscenza degli esiti di questa legge, ma registriamo una vacanza amministrativa da parte della Regione che ha lasciato i comuni montani in totale autogestione determinando, di fatto, la frammentazione e disgregazione istituzionale nelle aree montane, che da sempre la legislazione della Regione Abruzzo aveva tenuto nella massima considerazione. I Comuni sono stati delegati a formare Unioni con la soglia minima di 3000 abitanti , ma nulla è detto rispetto alla continuità ed alla gestione dei piani sociali, delle politiche di sviluppo agricolo, ambientale e turistico, delle attività produttive che possono svilupparsi adeguatamente solo in un’area di coesione più vasta”.
Proprio per questa assenza di una strategia dello sviluppo montano D’Amico ha rivolto a Masci una interrogazione a risposta immediata (che si discuterà domani, martedì 5 novembre) per conoscere se, come appunto previsto dalla legge regionale, siano stati nominati i commissari in caso di inadempienza dei Comuni, quante Unioni di Comuni Montani si sono costituite e, soprattutto, se la Giunta ha predisposto il piano di trasferimento e ripartizioni di funzioni alla Regione e alle Unioni dei Comuni Montani e la relativa ricollocazione del personale delle ex Comunità Montane.