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Petrolio Abruzzo, ora solo la Regione può fermare il Governo

A firma congiunta il Coordinamento Nazionale No Triv, Italia Nostra Abruzzo, Legambiente Abruzzo e Wwf Abruzzo attaccano la Regione Abruzzo perché “continua a non rispondere con un no motivato agli inviti del Ministero per lo Sviluppo Economico sulla ricerca di petrolio in Abruzzo: se la Regione tace  il Governo avrà il via libera per rilasciare tutti i permessi di ricerca. E Noi diventiamo il prossimo distretto minerario, altro che regione dei Parchi, tutto per una possibile manciata di oro sporco e di irrilevante quantità, come sappiamo da sempre: o l’Abruzzo ha scoperto di essere la nuova Australia e che potremmo essere tutti ricchi se non fosse per un manipolo di portatori di interessi privati comunemente noti come ambientalisti o comitati del no?”

Per gli ambientalisti “tra intese non raggiunte e assenze strategiche in Consiglio c’è il dubbio che tutto sia orientato a far intervenire il Governo in maniera diretta, lavandosi le mani di qualsiasi presa di posizione di fronte agli abruzzesi. Ora, la data limite entro la quale la Regione deve svelare l’arcano, cioè se vuole fare della Regione Verde d’Europa un colabrodo oppure attrezzarsi per programmare l’impresa- turismo, è quella del 29 dicembre 2013 e, in seconda battuta, del 27 febbraio 2014. Certamente sarebbe una scelta scellerata e funesta decidere di distruggere l’Abruzzo per favorire qualche lobby interessata a spendere soldi (non propri) per condurre pseudo studi e per perforare: che ci sia o no petrolio e di che qualità è secondario, non è su questo il business. La Regione dica se ha scelto un futuro per  l’Abruzzo senza che questo sia interpellato, e dica se può aver scelto di ignorare – con il suo silenzio di fronte al Ministero – le posizioni della comunità abruzzese, numerose e sentite, che si sono rese palesi a tutti  nelle fasi di acme che furono la  manifestazione di Pescara per Ombrina 2 e gli appelli rivolti ai Consiglieri Regionali”.

Per Coordinamento Nazionale No Triv, Italia Nostra Abruzzo, Legambiente Abruzzo e Wwf Abruzzo “non si può fare sempre come gli struzzi che nascondono la testa nella sabbia: quando i nodi vengono al pettine c’è bisogno che la Politica si faccia carico di scioglierli e non di perdersi in azioni fumose e pasticciate. Dopo anni di petizioni, raccolta firme, dibattiti, mozioni, risoluzioni, comunicati stampa e convegni, siamo giunti a fine corsa ed è necessario che la Politica agisca e finalmente decida, senza indugi e senza mezze scelte/non scelte finalizzate unicamente a non scontentare nessuno e a gestire il consenso. Adesso basta! Ad esempio, nel caso della Provincia di Teramo, per quanto concerne i permessi di ricerca su terraferma la Regione Deve rispondere agli inviti al rilascio delle intese, che le sono stati rivolti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Permanendo l’attuale fase di inerzia, per le istanze Corropoli, Villa Mazzarosa e Cipressi il Governo potrebbe sciogliere ogni riserva in senso affermativo anche domani. Nel caso dell’istanza Villa Carbone, invece, il Governo potrebbe procedere dopo il 1 aprile 2014. Tutto questo per effetto di uno dei tanti “doni” gentilmente offertoci dalla “Premiata Ditta Monti & Co.” con il Decreto Sviluppo che all’articolo 38 prevede che in caso di mancata espressione dell’INTESA entro il termine di 150 giorni dalla richiesta del Ministero, scatti automaticamente un “invito” a provvedere entro un termine di 30 giorni e, conseguentemente, la rimessione degli atti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la quale, entro 60 giorni, provvede in merito con la partecipazione della Regione interessata. Le disposizioni dell’articolo 38 si applicano anche ai procedimenti amministrativi in corso: le istanze Corropoli, Villa Mazzarosa, Cipressi e Villa Carbone vi rientrano a pieno titolo”.

In pratica, alla luce della sentenza n.239/2013 della Corte Costituzionale, se la Regione non risponde negativamente e con tanto di motivo agli inviti del Ministero per lo Sviluppo Economico si andrebbe incontro all’immediato rilascio dei permessi di ricerca da parte del Governo.
“Al contrario, dopo aver adottato motivati atti di diniego, la Regione – spiegano le associazioni ambientaliste – potrebbe andare al tavolo governativo allo scopo di far valere le proprie ragioni e, come afferma la Corte, per “sostenere un dialogo, e quindi, tenere un comportamento collaborativo, che consenta di pervenire in termini ragionevoli alla definizione del procedimento”. Ovviamente nei termini da noi auspicati: rigetto delle istanze. Nel caso in cui Governo e Regione non si dovessero accordare, ci sarebbe sempre la soluzione paventata dalla Suprema Corte nella Sentenza 383 del 2005: sollevare conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale. Comitati, Associazioni e Cittadini/e hanno fatto la loro parte fino in fondo.  Adesso tocca alla Politica tutta e a chi ci rappresenta nelle Istituzioni dare le risposte più giuste ed efficaci. Decidano, dunque, ed agiscano al più presto”.