Le cifre sono eloquenti: ogni abruzzese spende la metà di uno stipendio medio nel gioco ogni anno (776 euro), il 5% del reddito procapite. È quanto emerge dall¹inchiesta di Wired che, per la prima volta, ricostruisce la distribuzione in regioni, province e comuni dei luoghi che ospitano le macchinette e il loro impatto sul reddito e la salute dei residenti. Le giocate degli italiani sono aumentate di quasi dieci volte dal 2004 a oggi. I dati raccolti da Wired mostrano che Genova e Trento guidano, rispettivamente, la classifica delle città grandi (più di 200mila abitanti) e medie (almeno 100mila) per quanto riguarda la concentrazione dei mini-casinò. Le statistiche su quanto viene giocato nelle regioni sono chiare: non solo si tende a sborsare di più in assoluto, ma anche in proporzione alle disponibilità degli abitanti. Un esempio? Il Molise presenta il più alto tasso di mini-casinò per popolazione (7,3 ogni 100mila abitanti). Allo stesso tempo la cifra procapite giocata dai molisani alle slot ogni anno (750 euro nei primi 10 mesi del 2012, secondo Aams) rappresenta il 4,93% del reddito procapite (dati Istat 2011). Si tratta della seconda percentuale più alta tra le regioni (il primato spetta all¹Abruzzo con il 5,04%). Ma non si tratta solo di soldi. L¹incrocio tra la concentrazione territoriale degli esercizi e le statistiche sanitarie mostra che la diffusione delle macchinette va a braccetto con il rischio di patologie legate all¹azzardo e di dipendenze, in particolare tra i giovani. In questo caso il veicolo non sono più i mini-casinò ma le sale giochi, spazi nati per i videogame ma che troppo spesso ospitano anche slot machine.