Una semplice comunicazione all’autorità competente e il materiale risultante da un dragaggio inferiore a 25mila metri cubi può essere tranquillamente essere sversato in mare. Questa, secondo il Wwf, il succo della delibera regionale del 28 marzo scorso, ritenuta dall’associazione ambientalista una deregulation rispetto alle varie norme che regolano la movimentazione di sedimenti marini adottata dallo Stato italiano: il decreto legislativo 156 del 2006 e le Convenzioni di Barcellona e Londra. “Inoltre”, aggiunge il Wwf, “per come è stata formulata la delibera, sarebbe possibile spezzettare progetti di dragaggio di enorme portata in tanti piccoli interventi da 25mila metri cubi, in modo tale da aggirare le precise norme imposte appunto dalle convenzioni internazionali”.
Preoccupati dal mancato rispetto delle rigide procedure a tutela del ambiente marino che i dragaggi dovrebbero rispettare, e le recenti questioni pescaresi fanno scuola e storia, i membri del Wwf abruzzese hanno inviato lo scorso 10 maggio una lettera al ministero dell’Ambiente per evidenziare tutti i dubbi e le osservazioni circa l’operato della Giunta regionale, chiedendo al contempo al Governatore Gianni Chiodi di bloccare la “deregulation totale”.
E ieri il Governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale la delibera abruzzese. “Lo scarico a mare del dragato”, commenta il referente Acque del Wwf Augusto De Sanctis, “può produrre enormi perturbazioni per la qualità delle acque e può soffocare tutta la comunità di organismi che le popola. Per questo”, prosegue, “deve essere sottoposto a rigide procedure che considerino le caratteristiche chimiche e granulometriche del materiale, che deve essere per legge sottoposto ad indagini approfondite”. “Le scorciatoie introdotte dalla Delibera di Giunta Regionale”, conclude De Sanctis, invocando ancora il blocco da parte di Chiodi, “sono solo espedienti populistici che alla fine aggravano i problemi dei dragaggi e non li risolvono”.
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