“La crisi economico-finanziaria del Paese – si legge nella nota – impone una Ri/Conversione ecologica delle scelte di fondo nei settori di energia, trasporti, infrastrutture, agricoltura, tutela e valorizzazione della biodiversità e dei beni culturali. Sino a oggi è mancata invece la consapevolezza che la salvaguardia delle risorse ambientali e storico-culturali non solo è una necessità volta a fermare e superare l’attuale declino, ma rappresenta anche e soprattutto una fondamentale risorsa per impostare un nuovo modello di sviluppo per il futuro. È indispensabile costruire in Italia, e più che mai in Abruzzo, un patto basato su un nuovo paradigma che consideri inscindibili la dimensione ecologica e quella economica e sociale dello sviluppo. Sono queste, in sintesi, le criticità rilevate nei settori di energia, trasporti, infrastrutture, agricoltura e tutela e valorizzazione della biodiversità e dei beni culturali, all’interno del documento sottoscritto dalle Associazioni ambientaliste e sottoposto alle forze politiche in lizza nella campagna elettorale”.
Tra le priorità per la politica abruzzese, le Associazioni segnalano ai candidati abruzzesi le seguenti priorità:
1. Redigere una roadmap di uso efficiente delle risorse per i settori di produzione dell’energia elettrica, dei trasporti, dell’industria e dei servizi che sostengano la Green Economy e che sia basata su una attenta analisi delle reali esigenze, sul risparmio delle risorse e sulla lotta agli sprechi. Occorre uscire dal petrolio e deve essere chiara la volontà di ripudiare la strategia energetica messa in campo dal ministro Passera, che individua nell’Abruzzo un elevato potenziale di sviluppo delle attività estrattive;
2. Integrare la Strategia nazionale sulla biodiversità, approvata nell’ottobre 2010, con una adeguata programmazione nei diversi settori economici. L’Abruzzo Regione dei Parchi non può non puntare a una strategia che esalti l’enorme patrimonio di biodiversità del suo territorio e le sue notevoli emergenze storico culturali, interpretate finalmente non come un peso ma come una preziosa risorsa per rilanciare l’economia. In tal senso è fondamentale garantire fondi sufficienti al funzionamento delle aree protette e va vista come una priorità il varo del Parco Nazionale della Costa Teatina;
3. Procedere ad una Programmazione integrata dei beni e delle attività culturali sollecitando la piena collaborazione tra Stato e Regioni prevista dal Titolo V della Costituzione. Occorre portare nel futuro il patrimonio di bellezza, che caratterizza l’Abruzzo, per rilanciare l’economia, l’identità e la qualità dei luoghi. Un rilancio che troverà il suo pieno compimento nella ricostruzione dell’Aquila e dei comuni interessati dal sisma dell’aprile 2009;
4. Definire un Piano nazionale e, a seguire, piani regionali e locali della mobilità che superino il Primo Programma delle infrastrutture strategiche e abbiano come priorità l’intervento organico nelle aree urbane, il riequilibrio modale dalla strada alla ferrovia in particolare per le merci e la riduzione delle emissioni di gas serra. L’Abruzzo ha una situazione precaria per quanto riguarda la qualità dell’aria in una ampia fetta del suo territorio e questo incide negativamente sulla salute e sulle condizioni di vita dei cittadini, nonché sulle potenzialità di aree vocate al turismo: una situazione per la quale non è più tollerabile un atteggiamento di lassismo e di perenne attesa;
5. Redigere una Strategia per gli interventi di bonifica, volti al risanamento ambientale delle aree inquinate. Per l’Abruzzo è prioritario trovare soluzioni efficienti e condivise per le discariche di Bussi, per tutti i siti censiti e anche per le opportunità di lavoro, di sviluppo della ricerca scientifica e, ove possibile, di reindustrializzazione. Tali interventi possono, inoltre, migliorare la qualità ambientale dei fiumi, lontana dagli obiettivi comunitari;
6. Elaborare una nuova legge di Governo del territorio, che aggiorni la disciplina urbanistica ferma al 1942, che possa prevenire l’eccessivo consumo del suolo e che consenta, anche attraverso meccanismi fiscali, di disincentivare lo sviluppo disordinato fuori delle aree già edificate preservando del tutto quelle di pregio paesaggistico. L’Abruzzo, con una superficie urbanizzata di oltre 52.000 ettari e con un tasso di crescita del 9% negli ultimi dieci anni superiore alla Lombardia e al Veneto, deve avviare una seria riflessione sulla pianificazione e sugli strumenti di tutela a partire dal piano paesistico e dalla legge sull’edificabilità dei suoli;
7. Definire il Piano pluriennale di adattamento ai cambiamenti climatici, che metta in campo un’efficace politica di gestione del territorio per la mitigazione del rischio idrogeologico, procedendo al più presto all’aggiornamento delle mappe di pericolosità e del rischio alluvioni e dei Piani di Assetto Idrogeologico e all’applicazione delle direttive europee su acque e alluvioni. In Abruzzo insistono 35.000 edifici costruiti in aree ad elevato rischio su un totale di 178 Comuni a rischio idrogeologico;
8. Utilizzare per misure ambientali il 50% dei finanziamenti europei della Politica Agricola Comune destinati allo sviluppo rurale, puntando anche a raddoppiare entro il 2018 la Superficie Agricola Utilizzata per l’agricoltura biologica e, nel frattempo, ridurre l’impatto dei prodotti chimici quali i pesticidi e impedire la coltivazione di OGM. L’Abruzzo conta circa 30 mila ettari di terreno destinati alle coltivazioni biologiche, per un totale di 1.500 aziende attive nell’intera filiera bio, dalla coltivazione alla trasformazione dei prodotti;
9. Varare un Piano della Qualità per il settore turistico che costituisce un elemento fondamentale per l’economia del Paese. L’Abruzzo ha tutte le carte per fornire un modello di rete in cui gli attori del territorio sono i primi responsabili e beneficiari del proprio benessere. Curare, rispettare e valorizzare il proprio patrimonio culturale, enogastronomico, artistico, religioso e naturale sono i primi passi verso una accoglienza di qualità e quindi verso una solida messa a sistema dei circuiti turistici, anche di quelli meno consueti.
10. Introdurre tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell’ambiente e garantire un’adeguata tutela penale dell’ambiente, con l’individuazione di specifiche fattispecie delittuose, tra cui disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo e di rifiuti pericolosi, associazione a delinquere, anche di stampo mafioso, finalizzata ai crimini ambientali. L’Abruzzo registra una media di tre reati ambientali al giorno con rischio di infiltrazioni mafiose nell’economia, in particolare nel settore delle costruzioni e della ricostruzione aquilana.
Documento nazionale associazioni ambientaliste