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Sanità Abruzzo: una proposta per abbattere le lista d’attesa

Il consigliere regionale Claudio Ruffini annuncia che il Pd presenterà una risoluzione in Consiglio regionale di martedì 5 giugno per abbattere le lunghissime liste d’attesa per gli esami diagnostici nelle Asl abruzzesi. Nei giorni scorsi alcuni organi di stampa avevano denunciato le difficoltà delle Asl regionali ad effettuare alcuni tipi di esami (367 giorni per una mammografia; 404 giorni per una ecografia tiroidea; 299 giorni per una risonanza magnetica (con e senza metodo di contrasto) al ginocchio, o al braccio, oppure alla spalla; 257 per una ecografia all’addome).

“Chiediamo al Presidente Chiodi di fare un Piano Regionale delle liste d’attesa che punti ad un loro deciso abbattimento. Il Piano deve in via esclusiva finanziare i progetti obiettivo 2012 che mirano proprio a contrastare il fenomeno delle liste d’attesa. Il fondo 2012 che ammonta a circa 30 milioni di euro può e deve andare verso questa direzione, così come ci viene chiesto dai cittadini abruzzesi”, ha dichiarato Ruffini.

Il consigliere del Pd ricorda come tali criticità nei tempi di attesa provocherebbe una consistente fuga dei pazienti verso altre regioni o altre strutture che solo nel 2011 è costata 84 milioni di euro alla Regione e alla Asl di Teramo.

“Un altra necessità che chiediamo di affrontare – spiega il consigliere del Pd – è che venga definita una procedura standard che permetta di stabilire l’adeguatezza del quesito diagnostico e la definizione dell’appropriata prestazione da eseguire nell’opportuno processo assistenziale”.

Ruffini cita esempi di altre regioni che da tempo hanno individuato meccanismi per abbattere le liste d’attesa: “Se è vero che c’è un problema della scarsa disponibilità di risorse professionali e del sottodimensionamento complessivo del numero delle apparecchiature, è anche vero che si possono mettere in campo azioni di contrasto sia alle liste d’attesa che alla mobilità passiva”. Ecco due esempi;
1. In Lombardia da tempo esistono gli appuntamenti “fuori orario”: risonanze magnetiche, Tac e altri test diagnostici all’ospedale di Varese sono eseguiti dal lunedì al venerdì fino a mezzanotte. E le apparecchiature continuano a funzionare anche durante il fine settimana. Di pari passo servono forme di incentivo economico per il personale che lavora di notte o fuori orario di lavoro;
2. La Toscana dal 2008 ha stabilito criteri per eliminare le richieste inappropriate e per stabilire il numero delle prestazioni che servono ad un determinato territorio. Inoltre hanno stabilito come standard la produzione di almeno 6.000 esami complessivi all’anno per ciascuna apparecchiatura Rm ad alta intensità di campo;

“A Teramo – aggiunge Ruffini – attualmente si fanno 6.000 esami annui a fronte di una domanda di circa 18.000. Questo significa che le restanti 12.000 richieste non riescono ad essere soddisfatte ed i cittadini si rivolgono o al privato oppure al privato accreditato, contribuendo notevolmente alla mobilità passiva. Cosa si può fare per soddisfare tutta la domanda? Per dare seguito a tutta la domanda pari a circa 18.000 esami all’anno la Asl di Teramo deve finanziare i progetti obiettivo 2012 che abbiano come finalità l’abbattimento delle lise d’attesa e incentivare la diagnostica in orari notturni, aumentando così la produttività dei macchinari”. Un’altra possibilità, suggerita dal consigliere del Pd, è quella di “realizzare un “service” mobile dove il privato esegue gli esami ad un costo tale che permette alle Asl di pagare comunque di meno rispetto ai rimborsi per le prestazioni fuori regione. (Esempio: mentre una prestazione diagnostica fuori regione costa alla sanità regionale 140/150 euro, si potrebbe fare un accordo con un privato per cui le prestazioni che esegue vengono a costare alla Asl circa 80 euro ed il restante è il profitto del privato)”.

”Seguendo questi metodi – conclude Ruffini – per la sanità pubblica i vantaggi sono di gran lunga convenienti: da un lato, diminuisce la spesa per prestazioni esterne da pagare a strutture private, dall’altro viene ammortizzato più alla svelta l’ investimento per l’ acquisto delle apparecchiature. L’ uso intensivo di strumenti come la tac è infatti sempre auspicabile e bisogna che tali attrezzature facciano grandi numeri per avere un elevata produttività. Inoltre questo modello di organizzazione una volta messo a punto è replicabile in ogni Asl regionale moltiplicando i risparmi per il bilancio della sanità abruzzese”.