La flessione del settore artigiano, oltretutto, si muove in controtendenza rispetto al resto del mondo delle imprese: in sostanza, è stata messa a nudo una perdita di vitalità e interrotto un trend positivo che, per il periodo dal 2000 al 2007, aveva visto il settore artigiano abruzzese crescere a un ritmo più elevati di quello nazionale, fino a diventare il motore dell’economia regionale”. Conferme negative che arrivano anche dai valori percentuali: il decremento delle nuove imprese artigiane è stato dello 0,64%, contro lo 0,43% del valore medio italiano.
Ancora più evidente, la flessione del mondo dell’artigianato abruzzese, se si considera che nel 2010, sotto il forte influsso dell’effetto-sisma, il settore delle costruzioni in provincia dell’Aquila aveva determinato un saldo largamente attivo per tutta la regione.
Uniforme, sul piano territoriale, la caduta di iscrizioni all’Albo dell’artigianato: Teramo perde 71 unità, Pescara 79, Chieti 44 e L’Aquila 41. E uniforme, anche tra i settori, è pure il bollettino delle perdite: la più consistente nell’industria (-129), seguito da costruzioni (-89), riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-52), agricoltura (-13), con le sole attività ricettive e i servizi a far segnare un andamento positivo (+32 e +12 rispettivamente).
Sul piano più generale (il totale delle imprese), dopo tre anni di crescita modesta – 2007, 2008 e 2009 – e dopo l’ exploit del 2010 (2.209 nuove imprese), nel 2011 l’incremento è stato di appena 1.178 unità; colpa, soprattutto, di un quarto trimestre da dimenticare, visto che del tutto inaspettatamente si è verificata una flessione nella nascita di nuove imprese con -326 unità. Una caduta imprevista, dato che negli ultimi dieci anni non si era mai verificato un fenomeno analogo.
La crescita positiva delle imprese nel 2010 e nei primi tre trimestri 2011 aveva sottolineato una positiva reazione dell’Abruzzo ai disastrosi risultati economici del 2009, mostrando vitalità e immettendo nuove forze nel mercato, forse anche per il trasferimento nel mondo della piccola impresa di una parte delle circa 24mila persone che nel 2009 aveva perso il posto di lavoro.