“Abbiamo sottoscritto il Patto con senso di responsabilità e coraggio per gestire insieme non solo le emergenze dell’Abruzzo, ma per programmare in termini innovativi gli strumenti che consentissero alle imprese che rappresentiamo di uscire più rapidamente da una crisi durissima” – hanno spiegato stamani in conferenza stampa i presidenti regionali di Cna Italo Lupo, di Confartigianato Angelo Taffo e di Confesercenti Beniamino Orfanelli – “ma i risultati semplicemente non ci sono. Infatti, l’incontro con il Governo nazionale non ha prodotto i risultati attesi, a cominciare dallo sblocco dei fondi Fas; il bilancio della Regione continua a essere scritto senza alcun coinvolgimento delle parti sociali ed anzi alle imprese, e per il terzo anno consecutivo, non viene destinata alcuna risorsa. Tutto, mentre la riforma sui consorzi fidi subisce ancora rallentamenti inaccettabili e forzature irresponsabili come l’apertura ai confidi nazionali del settore agricolo, che snaturano la stessa riforma”. Particolarmente grave è la situazione relativa all’accesso al credito. “La stretta creditizia” è da tutti indicata come una delle cause principali della crisi delle imprese, ma in Abruzzo ai consorzi fidi si continua a negare, nonostante gli impegni e le promesse, il supporto istituzionale della Regione che altrove invece viene garantito. Le risorse stanziate per le piccole e medie imprese del commercio, dell’artigianato, del turismo e dei servizi sono assolutamente insufficienti (in alcuni casi si attende la liquidazione delle spettanze del 2009)e non sono stati rifinanziati strumenti decisivi come Artigiancassa: il risultato è che sulle strutture di garanzia si scaricano i costi di una crisi che sta cancellando dal mercato migliaia di piccole e medie imprese abruzzesi, negando alle aziende quella boccata d’ossigeno senza la quale oggi rischiano di chiudere definitivamente l’attività. Le risorse da sempre destinate ad agevolare l’accesso al credito per le Pmi, quelle cioè derivanti dal Fondo unico per le attività produttive ormai attese da tempo, sono state dirottate invece verso altre voci senza il minimo coinvolgimento delle forze sociali. “Non ci rassegniamo ad ascoltare le giustificazioni sulla carenza delle risorse” perché la riduzione delle spese della Pubblica amministrazione resta solo sulla carta, i costi per gli staff della giunta non vengono contenuti e gli enti teoricamente soppressi continuano a vivere a spese della fiscalità generale, in una regione con una tassazione che resta fra le più alte d’Italia. Degli investimenti promessi in questi mesi – come quelli della Banca europea degli Investimenti – non si hanno più notizie, la ricostruzione dell’Aquila e dei Comuni del cratere non è ancora iniziata mentre continuano gli annunci come l’ennesima promessa di riduzione delle imposte. A conti fatti, le piccole e medie imprese abruzzesi stanno vedendo aumentare pericolosamente il divario competitivo con le altre regioni mentre la spesa pubblica cresce”. Per queste ragioni Cna, Confartigianato e Confesercenti hanno deciso l’autosospensione dal Patto. “La collaborazione in questi termini non è più possibile, occorre subito rimettere l’impresa al centro dell’azione di questa Regione. In Abruzzo sono attive 130 mila imprese del commercio, dell’artigianato, del turismo e dei servizi, che garantiscono il 75 per cento dell’occupazione regionale: non siamo più disposti a metterci in coda ed aspettare il nostro turno. Va scritta un’agenda politica che individui priorità, compia scelte coraggiose, rimandi tutte le spese che sono rimandabili per stanziare risorse fresche e immediate per il credito alle Pmi. Chiediamo l’annullamento e la conseguente rimodulazione del Fondo unico per le attività produttive, destinando quelle risorse (oltre 19 milioni) alle imprese, e non ad altri capitoli. Un’agenda che preveda una ricognizione profonda delle risorse disponibili e conduca l’Abruzzo ad una vera riforma della Pubblica amministrazione, che senza ipocrisia tagli drasticamente gli apparati ipertrofici di cui la politica si circonda, e partorisca finalmente un’Agenzia unica per lo sviluppo regionale, abolendo i doppioni che si continuano a mantenere in vita. Va chiusa infine la stagione infinita dei commissariamenti di enti e settori che ha segnato e segna la vita di questa consiliatura, che non aiuta in alcun modo la partecipazione alle decisioni, e non produce sempre effetti positivi. Nell’interesse delle imprese che rappresentiamo – concludono Cna, Confartigianato e Confesercenti – auspichiamo che vengano presto rimossi gli ostacoli che ci impediscono di proseguire a lavorare a pieno regime nel Patto per lo Sviluppo. In assenza di segnali concreti nella direzione da noi indicata, saremo costretti a indire lo stato di mobilitazione dei nostri iscritti e a manifestare pubblicamente il nostro dissenso. Se il governo regionale c’è, batta un colpo”. “Siamo persone serie” ha spiegato, aprendo i lavori della conferenza stampa, il presidente di Confesercenti Beniamino Orfanelli “e abbiamo il dovere di rispondere ai nostri associati, al vasto mondo delle imprese ed ai nostri dipendenti, perché le nostre aziende sono il pane quotidiano per il 75 per cento dei lavoratori abruzzesi. Le scelte strategiche di questa Regione sono state compiute fuori dal Patto per lo Sviluppo che pure avevamo sottoscritto coraggiosamente. Per questa ragione annunciamo oggi la nostra autosospensione dal Patto perché è stato il governo regionale stesso a svuotarlo di ogni contenuto. E ci aspettiamo un rapido cambio di passo da parte di questo esecutivo”. “Abbiamo credito nella concertazione e nella condivisione delle scelte, ma il Patto per lo Sviluppo è stato uno strumento in larga parte privo di contenuti” ha spiegato il presidente di Cna Italo Lupo, “è stato utile solo per qualche passerella e fare chiacchiere, ma i fatti non si sono visti. Siamo imprenditori e parliamo quindi da persone in trincea: la crisi sta mordendo con forza e i tempi della politica sono troppo lenti. Le risorse per l’accesso al credito sono azzerate e dobbiamo reagire e concentrare le energie. La Regione sta lasciando a piedi piccole e medie imprese artigiane che fanno da traino all’economia e rappresentano il motore del sistema produttivo abruzzese: questo atteggiamento va cambiato immediatamente”. “Ci autosospendiamo perché ci siamo stufati del fatto che la Regione ha preso delle decisioni importanti senza coinvolgerci nella concertazione” ha sottolineato il presidente di Confartigianato Angelo Taffo, “e presto metteremo in campo delle forme di protesta anche eclatanti per fare sentire la nostra voce. I due strumenti principali per fronteggiare la situazione relativa all’accesso al credito, i consorzi fidi e l’Artingiancassa, sono state completamente dimenticati dal governo regionale. Aspettiamo ancora il saldo del 2009, del 2010 e del 2011: a tutt’oggi viene sbandierata come promessa, ma non viene mantenuta. Eppure i confidi sono l’unica ancora di salvezza per il mondo imprenditoriale. Gli artigiani e le piccole imprese – ha sostenuto – non possono essere martoriati anche da chi dovrebbe tutelarli”.
Il commento del presidente della Regione Gianni Chiodi. “Il Patto per lo sviluppo non è la riproposizione del vecchio tavolo della concertazione dove si distribuivano alle corporazioni risorse che, per la verità, neppure c’erano ipotecando, attraverso la spesa pubblica in deficit, il futuro dei giovani abruzzesi. Il mondo è cambiato e lo stesso Governo Monti sta tentando di correggere questa anomalia che contraddistingue l’Italia. Oggi la novità – continua – è l’esplicita ammissione da parte dei governi nazionali e regionali che i soldi pubblici sono ridotti al lumicino. Non si può pensare di tassare ulteriormente i cittadini o indebitarci di più sottraendo definitivamente il futuro ai giovani abruzzesi. Spero in un ripensamento che non significhi però il voler riproporre vecchi modelli concertativi che ormai non sono più adeguati alla realtà”.