a palazzo Silone, sede della Giunta regionale a L’Aquila, dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Pescara e disposto dalla Procura della Repubblica di L’Aquila nell’ambito della maxi inchiesta sugli appalti con 33 indagati e 10 fronti di indagine aperti fin qui:
riguarda la nomina dell’ex sindaco di Penne, Rocco D’Alfonso, tra i collaboratori a chiamata diretta che compongono lo staff del governatore abruzzese.
Tra le carte richieste e acquisite nel corso dei due giorni di sequestri, secondo il documento reso noto da D’Alfonso, la lettera del 14 dicembre 2015 con allegato curriculum, la dichiarazione di incompatibilità, la determina direttoriale, un’istanza con richiesta di limitazione dell’orario di lavoro, il contratto individuale, la proroga con parziale modifica e gli altri documenti collegati.
Quello sule nomine del personale a chiamata diretta alle dipendenze del presidente e degli assessori, è l’ultimo dei filoni emersi, sia pure in una situazione di grande riserbo da parte degli inquirenti: nel rendere noti i dettagli con la pubblicazione delle foto dei documenti ricevuti, D’Alfonso scrive “poiché centinaia di persone mi hanno chiesto che cosa è lo staff e che cosa è questa notizia iper-rubricata oggi, mi permetto per una volta di rendere noto l’unico documento in nostro possesso su questa vicenda di cui scrivono tanto alcuni giornali”.
Come si legge nel documento, il sostituto procuratore titolare del fascicolo, Antonietta Picardi, richiede “l’acquisizione dell’intera documentazione relativa alla procedura adottata dai competenti uffici della Regione riguardo all’incarico assunto da Rocco D’Alfonso”, ritenendo che sia “indispensabile per la prosecuzione delle indagini nonché per la ricostruzione e verifica delle vicende oggetto di accertamento”. Su questo filone ci sono indagati, ma i nomi sono coperti dal massimo riserbo.