Ma soprattutto, “questo bilancio certifica il dato che l’Abruzzo abbandona il primato di Regione più tartassata e indebitata d’Italia collocando le cifre del proprio bilancio tra quelle riscontrabili nelle Regioni più importanti del centro nord. Questo significa che il lavoro che stiamo portando avanti sta dando i suoi frutti e ci permette di ragionare nella prospettiva di come disporre di quelle risorse che si stanno liberando proprio grazie agli effetti di quella politica virtuosa in campo sanitario e di risanamento di bilancio”. Nel suo intervento, l’assessore Masci ha anche fornito cifre importanti presenti nel bilancio: “dai 400 milioni per le spese obbligatorie legate al funzionamento dell’ente regionale ai 98 milioni che l’Abruzzo paga ancora per le cartolarizzazioni campo sanitario”.
Sul fronte delle recupero delle risorse, la verifica del governo sul gettito fiscale, che era stato stimato in diminuzione del 10 per cento, è stato invece solo del 4 per cento e, dunque, lo Stato “ha ritrasferito alla Regione il restante 6% pari a 13 milioni di euro in tre anni”. Carlo Masci ha poi parlato delle criticità principali che si sono dovute affrontare per redigere il bilancio.
Per i trasporti, il bilancio prevede “lo stanziamento di 80 milioni di euro a fronte dei 92 dell’anno scorso, ma in questo senso stiamo aspettando di integrare la somma in virtù delle ultime decisioni del governo in materia di trasporto locale”.
L’intervento del capogruppo del Pd, Camillo D’Alessandro. “Caro Presidente Lei è il nuovo Attila d’Abruzzo. Dove passa lei non funziona più nulla. Dopo tre anni, consegnate uno spettacolo indecente fotografata da un bilancio che arriva male, in ritardo, pieno di rinvii e mancate riforme, nessuna scelta tranne quella di mantenere inalterate le tasse sui cittadini e imprese anche venendo meno l’obbligo, con un Assessore regionale che ha inginocchiato tutti i settori della nostra regione, a partire dal sociale, ma poi firma un emendamento e trova cinquecento mila euro per una marchetta pescarese. Vi anticipo, l’unico modo per evitare l’esercizio provvisorio è quello di dare seguito a riforme, a partire da quella dei trasporti, la società unica dei trasporti, lo spartiacque per l’accordo, il settore sta andando in crisi e per difendere qualche poltrona a rischiare il proprio lavoro sono i dipendenti di GTM , Arpa e Sangritana. Altra partita è quella della tassazione, vedremo come andrà a finire”.
L’intervento di Franco Caramanico, Sel. “La prima premessa da fare a proposito del documento di programmazione economico e finanziaria è che la sua approvazione arriva con mesi di ritardo, visto che avrebbe dovuto essere licenziato a settembre. E invece come ogni anno, la giunta Chiodi manifesta enormi ritardi nella programmazione. La discussione che oggi ha interessato il consiglio regionale assomiglia a un vero e proprio assalto alla diligenza: abbiamo assistito alla presentazione di emendamenti da parte di assessori o a reiterati tentativi di bypassare disegni di legge con emendamenti ad hoc. Il dato più sconcertante che emerge dalla Finanziaria è la destinazione di 2 milioni di euro al funzionamento della giunta invece che agli interventi contro il dissesto idrogeologico. Così come restiamo allibiti di fronte al fatto che nei documenti non si parli mai dell’Abruzzo come regione dei parchi, un settore completamente dimenticato dall’esecutivo regionale. Chiodi avrebbe dovuto preoccuparsi di aumentare le risorse, ad esempio aumentando i canoni idrolettrici, o intervenendo sul federalismo demaniale che trasferisce alle regioni la competenza sul demanio marittimo e su quello idrico. Ma la Giunta Chiodi, anziché agire su questi fronti, ha preferito incidere sull’aumento del bollo auto e delle accise sulla benzina, prelevando così maggiori oneri dalle tasche dei semplici cittadini. Quanto alla sanità, assistiamo al tentativo di modificare il Piano sanitario e la legge sull’accreditamento attraverso emendamenti. Chiodi ha sbandierato ai quattro il risparmio che la chiusura dei piccoli ospedali avrebbe arrecato alle casse della Regione. E invece nei Documenti presentati in Consiglio non troviamo neppure un rigo su questo risparmio. La verità è che non solo i piccoli ospedali non erano causa di dissesto economico e finanziario ma anzi la loro chiusura ha prodotto un aumento della mobilità passiva”.
L’intervento di Antonio Menna, Udc. “Dopo che per un anno abbiamo partecipato a Consigli regionali per discutere solo di interrogazioni, la maggioranza del Presidente Chiodi pretende, in soli tre giorni, di approvare la legge comunitaria, la legge sull’agricoltura, il documento di programmazione economico-finanziaria, il bilancio di previsione 2012 e la legge finanziaria regionale al cui interno hanno inserito riforme della Sanità, dei Trasporti, dell’Arssa, di alcune istituzioni musicali, del personale, dell’Aptr e hanno distribuito contributi a pioggia, una piccola omnibus per intenderci. Una maggioranza che annaspa, divisa e clientelare. E’ arrivato il momento di adottare il linguaggio della chiarezza, è arrivato il momento della verità e della responsabilità. Non si possono chiedere altri sacrifici ai cittadini abruzzesi aumentando ulteriormente accise, bollo e addizionali, per poi sperperare quei soldi distribuendoli con il solo criterio della clientela. Basta con gli spot. L’Abruzzo – ha continuato Menna – vive una crisi gravissima dove emerge, in maniera preoccupante, il problema della coesione sociale. Si chiudono gli ospedali, i tribunali, le scuole, gli uffici postali e finanziari. Tra poco probabilmente chiuderanno le Province, ma i dati più preoccupanti sono quelli riferiti all’aumento delle famiglie sotto la soglia di povertà e l’aumento della disoccupazione giovanile e femminile. In questa Regione non arrivano i fondi Fas, quelli per il Master Plan, quelli per le infrastrutture, e forse non arriveranno mai. Aumenta la mobilità passiva, si allungano le liste d’attesa, la spesa sanitaria non diminuisce e i nuovi ospedali restano sulla carta. E il Presidente Chiodi che fa? Ci dà lezioni con degli spot e ci dice che tutto va bene. No caro Presidente, l’Abruzzo arretra e pare che solo lei non se ne sia accorto!”.
L’intervento di Marinella Sclocco, Pd. “La «Grande crisi» esplosa nel 2008, si è manifestata inizialmente nelle Borse e nel sistema bancario a livello internazionale; ciò ha contribuito a un’interpretazione diffusa che la sua natura sia
essenzialmente finanziaria; invece, la crisi riflette anche e soprattutto contraddizioni di natura reale delle relazioni economiche, sociali e politiche tuttora irrisolte. La natura e le cause della crisi attuale indicano, in particolare, la
specifica necessità di riconsiderare il ruolo delle politiche sociali e delle istituzioni del welfare state il cui sviluppo storico è stato non tanto una conseguenza della ricchezza materiale e civile dei paesi economicamente più avanzati, ma – soprattutto – uno dei suoi presupposti non secondari. Politiche economiche e imprenditoriali miopi spingono a contenere la spesa sociale Il prevalere di queste politiche di corto respiro, che tendono a alutare la spesa sociale come un costo che pregiudica la crescita anziché un investimento che la favorisce, ha contribuito al cosiddetto declino dell’economia italiana, alimentando il circolo perverso della corsa al ribasso delle condizioni economiche e sociali. L’Abruzzo non può permettersi si avere questa stessa visione. Anche in un periodo di crisi e tenendo conto delle esigue risorse disponibili, si può riformare l’assistenza sociale, in modo da garantire efficacia ed equità. Purché non si persegua solo il contenimento della spesa pubblica. Sono passati 12 mesi e siamo ancora alle stesse problematiche da affrontare. Il percorso avviato dalla legge quadro sull’assistenza sociale non è mai stato completato neanche in Abruzzo. Il settore attende da tempo una riforma quadro che tracci le linee del welfare in Abruzzo. La legge sulla famiglia è di quasi dieci anni fa, e la nostra non è
mai stata discussa in commissione, così come non è stata mai discussa in commissione la legge sul garante dell’infanzia.
Voglio spendere due parole sulla proposta di legge sulla non-autosufficienza:una cordata di 25 associazioni la sta sostenendo con forza, li si convoca in quinta commissione, poi in prima, poi nella commissione capigruppo. Grandi disponibilità, poche anzi nessuna certezza. Eppure basterebbe uno studio di fattibilità dell’azienda sanitaria per dimostrare il risparmio che si otterrebbe, ma lo studio non esiste ed ahimè non esistono dati in assessorato o, se ci sono,
non vengono resi pubblici. Gli assessorati, o meglio le strutture Sociali e Sanitarie in Abruzzo non comunicano. Altra questione vergognosa é la gestione dei tre milioni di euro destinati ai centri antiviolenza dal decreto Berlusconi per l’Aquila. Destinarne una meta alla Caritas e l’altra meta alla consigliera di parità è una vera beffa nei confronti delle decine di associazioni che quotidianamente e con grandi difficoltà si occupano della difficile e delicata questione sul territorio aquilano. Cosa aggiungere ancora sulla vicenda IPAB. Una legge che sarebbe potuta essere il Fiore all’occhiello e che invece è stata usata come centro di potere di nomine e controllo e la legge sulle associazioni di promozione sociale , una occasione persa era possibile dare rilievo , vitalità e partecipazione alle associazioni, si è scelto di fare l’ennesimo elenco senza fondi. L’anno scorso manifestavo le mie perplessità sul piano sociale triennale , sulla carenza di risorse, sulla necessità di investire sul benessere. Dopo numerosi aggiustamenti, attraverso anche i nostri emendamenti non siamo stati in grado comunque di poter votare a favore del documento. Oggi siamo esattamente dov’eravamo, se non peggio vista la recessione che ha colpito l’Italia e l’Abruzzo. Tutto ciò che mi preoccupava si è purtroppo realizzato. Le Cooperative che hanno resistito alla crisi sono in ginocchio e devono ancora ricevere il rimborso per l’anno 2009, servizi sociali scarsi, sindaci che non sanno come garantire le loro continuazione. L’inclusione sociale relegata quasi esclusivamente alla formazione con il fondo sociale europeo. Poi c’è tutta la questione della legge 13 del 1989 per il superamento delle barriere architettoniche negli edifici legge però senza fondi. Rivediamo dunque i criteri della Legge ma non lasciamo prigioniere in casa propria. Ricordo del servizio di Trasporto e assistenza agli studenti disabili. Ricordo delle battaglie per aumentare, anche attraverso la riduzione delle nostre indennità , il quantum da trasferire”.