Lo rende noto l’assessore alle politiche agricole Dino Pepe: “Questo tipo di caccia – osserva Pepe – introdotto nella nostra regione a titolo sperimentale lo scorso anno e quest’anno attiva a pieno regime, già a partire dal mese di febbraio, prevede l’abbattimento di un certo numero di capi ad opera di cacciatori opportunamente abilitati attraverso dei corsi di formazione.
Si tratta di un provvedimento che di fatto prolunga la caccia a questa specie problematica, come auspicato negli ultimi anni da più parti e soprattutto dal mondo agricolo”.
In questa fase e nelle successive, è previsto anche il coinvolgimento degli agenti di polizia provinciale in avvalimento, i quali svolgeranno il ruolo di coordinamento delle operazioni, garantendo una corretta applicazione degli abbattimenti e del Corpo dei carabinieri forestali, da sempre garanzia di tutela e di rispetto delle norme ambientali.
“A breve – assicura l’assessore – verrà approvato anche il piano di controllo, un ulteriore e significativo strumento di gestione che permetterà di operare l’abbattimento dei cinghiali anche all’interno degli Istituti di tutela della caccia (zone di ripopolamento e cattura e addestramento cani) dove, per effetto del divieto di caccia, la specie trova rifugio e si riproduce indisturbata.
Questi interventi di abbattimento sono un altro tassello aggiuntivo alle iniziative già intraprese dall’Assessorato e volte, da un lato al contrasto del fenomeno dei danni provocati dai cinghiali alle produzioni agricole, e dall’altro alla valorizzazione della sua carne”.
Infatti, a dicembre scorso la giunta regionale ha approvato la delibera n. 823/2016 sulla filiera delle carni di fauna selvatica, che prevede la trasformazione e l’avvio di queste produzioni anche per la messa in commercio.
Nel PSR è inoltre prevista una misura che consente agli agricoltori di aprire attività di trasformazione e vendita delle carni di cinghiale, prevedendone al contempo dei finanziamenti.
I provvedimenti daranno un importante impulso alla valorizzazione ed alla commercializzazione della carne del cinghiale, ampiamente disponibile soprattutto durante l’attività venatoria sul nostro territorio, e che consentirà di attivare la svolta attesa da diverso tempo: quella di trasformare questa calamità in risorsa.