A non piacere particolarmente al presidente Gianni Chiodi è il ticket sulle visite specialistiche. Su questo si è riservato di valutare con il Governo ogni strada percorribile, attraverso ipotesi sostitutive che possano evitarlo. “L’Abruzzo” spiega il Governatore “imbrigliata dal piano di rientro dal deficit sanitario, secondo il Governo, non ha discrezionalità sui ticket e non può evitare l’aumento. Ma visti gli ottimi risultati raggiunti in materia di risanamento, farò ogni tentativo per impedire che il servizio sanitario regionale subisca questo ulteriore aggravio di spesa per i cittadini. In Abruzzo, il contributo di 25 euro per i codici bianchi, le prestazioni minime del pronto soccorso, erano già in vigore. La novità sono i dieci euro in più per le prestazioni specialistiche che eravamo riusciti ad evitare nel 2009”.
Ripercorrendo poi la situazione economica e finanziaria dal momento del suo insediamento ad oggi, Chiodi aggiunge che “questa legislatura, due anni e mezzo fa, è iniziata con una situazione da allarme rosso: una crisi da debito esplosiva, un sistema sanitario che stava deflagrando, una crisi internazionale che colpiva le possibilità di occupazione in maniera violentissima e in più un terremoto devastante. Oggi, dopo un’azione profonda di risanamento, che ha ridotto l’indebitamento del 14 per cento, pari a 800 milioni di euro, dopo un riequilibrio dei conti della sanità e dopo aver ridotto i costi della politica, l’Abruzzo si presenta un po’ più forte, un po’ più solido. Aspettiamo, quindi, l’esito dell’incontro del tavolo di monitoraggio per la sanità previsto per il 20 luglio, dal quale sono sicuro potranno uscire notizie positive”.
Non mancano, tuttavia, le proteste scatenate a seguito del provvedimento governativo, primo fra tutti la dura presa di posizione del capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Camillo D’Alessandro, che arriva a chiedere le dimissioni del presidente. “Chiodi vuole fare cassa sulla pelle ed il sangue dei cittadini nel modo più odioso, sulla loro salute. Se non è in grado di evitarlo si dimetta. L’introduzione è una facoltà, non un obbligo” precisa. “Porteremo il caso al dibattito del consiglio regionale di domani e sarà il giorno della verità. Se è vero che il debito della sanità si sta riducendo, come afferma Chiodi, allora non si capisce l’obbligo giuridico per l’Abruzzo di introdurre nuovi ticket che pesano drammaticamente sulle famiglie non più in gradi di farci fronte, già tartassate prima con l’introduzione della tassa regionale sulla benzina, ora i ticket, e con Orap ed Irpef che permangono le più alte d’Italia. Ora basta, veramente”.
D’Alessandro annuncia, poi, che saranno presentate proposte alternative, “se necessario il gettito potenziale dei nuovi ticket va coperto con altre forme e formule, ma non scaricato su malati e cittadini. Siamo sull’orlo della disperazione, i cittadini non ce la fanno più, ne va della tenuta sociale della nostra Regione, Chiodi non può strozzare l’Abruzzo”.
Ironica la replica del portavoce del Pdl in Consiglio Regionale, Riccardo Chiavaroli. ”Se venisse imposta una tassa sulle affermazioni demagogiche di Camillo D’Alessandro, l’Abruzzo vedrebbe crescere di molto le proprio entrate. Le sue affermazioni sui ticket sanitari sono davvero sconcertanti, perché tentano maldestramente, ancora una volta, di fare propaganda politicante senza alcun rispetto degli aspetti umani e seri che i cittadini si trovano ad affrontare in rapporto al sistema sanitario e alla difficile situazione finanziaria. Un sistema sanitario regionale, che è stato negli anni disastrato economicamente e strutturalmente proprio dal filone politico di cui è figlio il capogruppo Pd, se oggi vede invece un netto avvio verso la normalità, si deve proprio al presidente Gianni Chiodi ed al governo del PdL in Abruzzo. Sul ticket nazionale di 10 euro per i codici bianchi in pronto soccorso, come D’Alessandro sa bene ma finge di dimenticare, non vi è facoltà di esenzione per quelle regioni, come l’Abruzzo, sottoposte al piano di rientro nazionale del debito, tanto che anche la Puglia del Vendola amico del popolo, ad esempio, non potrà non applicare tale misura. Questo è un fatto, come è un fatto l’eccellente lavoro di Chiodi sul sistema sanitario e come è un fatto la responsabilità politica di chi, nel recente passato, ha fatto dell’Abruzzo una regione canaglia. E’ per questo che il Pd farebbe bene anche in questa occasione a tacere se non per pudore, almeno per il rispetto dovuto ai cittadini abruzzesi”.
Sul provvedimento previsto nella manovra finanziaria interviene anche l’Unione Generale del Lavoro, che lo definisce una “vergogna inaccettabile”.
“Con questa misura” commenta il segretario Giuliana Vespa “si allargherà sempre di più la forbice per cui i ricchi continueranno ad aver diritto alla salute ed i poveri non potranno permettersi neanche un banale esame del sangue. Invece di tagliare sullo Stato Centrale, sui Ministeri, sulle consulenze e sul Parlamento si è preferito colpire dove si sapeva di andare sul sicuro: famiglia e sanità. Questa manovra è un’ingiustizia sociale”.
Trascorre solo qualche ora dalla dichiarazione di contrarietà da parte del presidente Gianni Chiodi, che subito ne arriva un’altra. E questa giunge al termine della riunione del tavolo tecnico sulla sanità, che si è svolta nel pomeriggio a Pescara.
Dopo un’attenta valutazione dei riflessi negativi che tale aumento porterebbe alle famiglie abruzzesi, il Commissario ad acta per la sanità ha deciso di sospendere per 15 giorni l’applicazione della quota fissa di 10 euro a ricetta.
“Considero il ticket richiesto dal Governo eccessivo e penalizzante” ha commentato “soprattutto per i gruppi sociali più deboli. Per questo ho deciso di congelarne, per il momento, l’applicazione in attesa di un confronto con il Governo con cui valutare la possibilità di soluzioni alternative facendo forza proprio sui risultati raggiunti dall’Abruzzo, in termini di risanamento del debito e di equilibrio del bilancio”.