Alzheimer, chiude unico centro in Abruzzo. La protesta delle famiglie

alzheimerPescara. Chiude il centro diurno per malati di Alzheimer “Il Pettirosso”, l’unico presente in Abruzzo. Lo rende noto l’Amaa, l’associazione che riunisce i familiari di coloro che sono affetti da questa patologia. “La comunicazione di chiusura al centro” spiega il presidente Nicola Santarelli “è arrivata il primo aprile, in modo imprevedibile per le quasi decine di famiglie che avevano scelto il centro per l’assistenza dei propri cari”.

La decisione, resa pubblica dal Comune di San Giovanni Teatino che ha dovuto ratificare una delibera emanata il 28 marzo dalla Conferenza dei Servizi insieme con la Asl di Chieti e la Regione Abruzzo, è scaturita dall’interpretazione legislativa che stabiliva che il titolare del ‘Progetto Obiettivo Sperimentale’ era la Asl di Chieti e che la Sangro Gestioni Spa (gestore del centro ‘Il Pettirosso’) non può ritenersi in possesso dell’autorizzazione provvisoria necessaria. “Un problema burocratico dunque e neppure finanziario” sottolinea Santarelli, “visto che il centro era finanziato dalle famiglie.? In altre parole, chi aveva ottenuto originariamente l’autorizzazione a gestire il Centro Diurno per malati di Alzheimer era stata la Asl di Chieti, pur essendo stata poi la Sangro Gestioni Spa a portare avanti l’iniziativa su richiesta della stessa Asl di Chieti che non era nella possibilità di organizzarlo. Scaduti i termini del progetto, i rinnovi richiesti ed ottenuti dalla Regione non potevano intendersi a carico della Sangro Gestioni Spa ma sempre della Asl di Chieti. Il risultato è che la Asl di Chieti non ha mai predisposto il servizio e l’unico Centro Diurno per Malati di Alzheimer in Abruzzo, appunto “Il Pettirosso” viene chiuso. Problemi che si scaricano sulle famiglie, visto che nessuna Asl abruzzese è attrezzata da questo punto di vista”.

L’Amaa denuncia quindi “l’assoluta mancanza di un qualsiasi Piano Regionale relativo alla malattia di Alzheimer, l’assenza di Centri Alzheimer che si occupino di fare la diagnosi, la consulenza, la riabilitazione, la distribuzione dei farmaci, l’assistenza psicologica ai famigliari. La burocrazia non può danneggiare le famiglie”.

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