Alba Adriatica. Un piano demaniale che guarda troppo alla quantità e poco alla qualità, e che penalizza oltremodo l’interesse pubblico. E’ questo uno dei giudizi emersi dai sindaci del litorale abruzzese che hanno preso parte, nei giorni scorsi ad
Alba Adriatica, promossa dall’Anci, per valutare il nuovo strumento demaniale licenziato nelle scorse settimane dalla Regione. I Comuni presenti (
Alba Adriatica, Giulianova, Tortoreto, Pineto, Pescara e San Salvo), hanno lamentato, tra le altre cose, che le indicazioni proposte in precedenza, sempre nell’ambito delle assemblee promosse dall’Anci, non siano state tenute in considerazione. Le perplessità circa il nuovo piano demaniale vertono essenzialmente su aspetti tecnici, anche se da parte dei sindaci, riuniti sulla tematica a Antonio Centi (presidente di Anci Abruzzo), sarà formalizzata una richiesta molto chiara alla Regione: garantire alle singole municipalità una maggiore autonomia su alcune scelte. “ Il litorale abruzzese” spiega Franchino Giovannelli, sindaco di Alba Adriatica, “ è decisamente composito, con caratteristiche diverse. Alcuni principi non possono avere una valenza generale e va data la possibilità alle singole municipalità di decidere sui cosiddetti dettagli del piano demaniale”. La relazione che i sindaci faranno pervenire alla Regione, alla quale ha lavorato Francesco Mastromauro, primo cittadino di Giulianova, parte da un assunto. E’ stata completamente disattesa, infatti, la richiesta dei Comuni di poter introitare maggiori risorse economiche dalla gestione del demanio, che da qualche anno è passato sotto l’egida delle municipalità (la quota è del 10% dell’imposta delle concessioni demaniali, di cui solo il 95% previsto per le funzioni che svolgono gli enti). Per quanto riguarda gli aspetti più tecnici del nuovo strumento, le perplessità sono diverse. Il piano, infatti, prevede che la percentuale del 20% delle spiagge libere vada riferita alla dimensione lineare del fronte mare. Principio che i sindaci costieri non condividono, visto che la consistenza delle spiagge libere deve essere assicurata anche sul piano della profondità, perché in caso contrario le stesse potrebbero essere confinate in zone anguste. Altro principio che rischia di penalizzare la fruizione pubblica del mare, è la cosiddetta barriera visiva: aumentata dal 25 al 30% e ulteriormente incrementata dal fatto che possono essere realizzati, in deroga al parametro, cabine, locali tecnici e manufatti temporanei. Altro elemento di criticità, riguarda la possibilità di realizzare, negli stabilimenti balneari, locali interrati, principio che mal si concilia, tra le altre cose, con la norma che impone di realizzare chalet in modo da favorire l’espansione dell’onda massima di tempesta (ossia rialzati rispetto all’arenile). Ultimo elemento, ma non certo meno importante, riguarda la contestata norma sulle recinzioni. L’attuale strumento le vieta, la nuova normativa, invece, oltre a fare salve tutte quelle esistenti, consente di recintare porzioni significative di arenile (150metri quadrati) per il contenimento di attrezzature, anche se limitate al periodo invernale.