Prima dell’approvazione della proposta di legge, il Partito Democratico aveva presentato un ordine del giorno che è stato votato all’unanimità, stabilendo che la riduzione dei canoni di concessione è solo temporanea e legata ad un tempo limitato (36 mesi) relativo alla crisi che sta colpendo il territorio abruzzese e che è stata aggravata dagli effetti del terremoto.
“Chiarito l’aspetto della temporaneità della riduzione dei canoni” ha spiegato il capogruppo del Pd Camillo D’Alessandro, “con l’approvazione del nostro ordine del giorno abbiamo espresso voto favorevole alla proposta di legge. Con l’ordine del giorno, il Consiglio ha impegnato il presidente Chiodi a favorire in sede di conferenza delle Regioni la definizione di un canone uguale su tutto il territorio nazionale, ciò al fine di evitare squilibri competitivi tra regione e regione”.
L’approvazione ha suscitato la protesta di parte del mondo politico, a partire da Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC, che considera la decisione come un “provvedimento che vanifica una delle poche cose buone fatte dalla giunta Chiodi, cioè introdurre finalmente una tassa sulle acque minerali. Purtroppo abbiamo dovuto constatare su questo provvedimento una santa alleanza Pdl-Udc-Pd, che ricorda il tradizionale trasversalismo che ha caratterizzato la nostra politica regionale quando si trattava di correre in soccorso di qualche lobby, dalla sanità ai rifiuti all’edilizia. La scusa da sempre è la stessa: salvaguardare i livelli occupazionali”.
Secondo Acerbo, la Regione sceglie in questo modo di rinunciare a delle entrate erezione “per non disturbare imprese che per anni hanno realizzato profitti giganteschi senza nulla pagare alla comunità. Questa riduzione è un’offesa agli abruzzesi che, lo ricordo, sono i cittadini più tartassati d’Italia”.
Dello stesso avviso anche Carlo Costantini, capogruppo IdV alla Regione, che non usa mezzi termini nel commentare la legge in questione. “Una legge porcata” tuona, infatti. “Uso le parole del ministro Calderoli perché rappresentano la migliore sintesi di un provvedimento che introduce un precedente pericolosissimo, non solo per il settore. Si accetta il principio che il ricatto occupazionale possa consentire alle imprese di condizionare l’attività legislativa della Regione, in un momento in cui la stragrande maggioranza della società abruzzese, i precari, i lavoratori della scuola, i disoccupati, le piccole partite Iva, vivono in assoluta solitudine la loro disperazione senza poter ricattare nessuno, vittime come sono di un ricatto sociale che subiscono da anni. Uno o due milioni di euro di sconto alle imprese che imbottigliano basterebbero per far lavorare almeno 150 precari della scuola, ma loro non possono ricattare nessuno e per questo, da oggi, la legge in Abruzzo non è più uguale per tutti. Generosa nei confronti di chi può condizionare la politica. Indifferente nei confronti di chi, in quanto vittima predestinata del sistema, non ha il potere di condizionare nessuno”.