Proprio ieri il pd della provincia di Pescara aveva denunciato le dure conseguenze che andranno a subire i Comuni che ospitano gli ospedali ‘tagliati’. Oggi il Pd regionale si concentra sul metodo di progettazione e attuazione della riforma. Il consigliere Claudio Ruffini sottolinea la mancata linearità tra il commissariamento e i suoi effetti, riforma in primis: “L’Abruzzo è super commissariato, le decisioni vengono prese altrove e noi, eletti all’opposizione non possiamo esercitare il nostro dovere rappresentativo. E anche la maggioranza in Consiglio, avvolta da un assordante silenzio, non svolge il suo ruolo. Chi opera, con un cattivissimo metodo che perpetua la situazione nazionale di una democrazia-bavaglio, e il vice commissario Baraldi, la quale ci ha portato in chiacchiera per 3 mesi, presentando solo lunghissime relazioni, intenzionata a farci lezioni sul futuro progetto sanitario secondo l’esempio delle virtuose regioni del nord”. Una regione tagliata nella sanità e tagliata fuori dalle decisioni, continua Ruffini: “Intanto venivano prese altrove decisioni che dovrebbero passare per il consenso della Regione: a noi non sono mai arrivati documenti ufficiali, solo informative ad azioni già stabilite”.
Tagli solo al pubblico, niente di fatto per le liste d’attesa, nessun investimento: questo, invece, lo slogan scandito dal segretario regionale Silvio Paolucci. Anche lui si scaglia contro il metodo del Piano: “un taglio generale calato dall’alto da Roma”, lo definisce, “non è questo il modo di fare la mappatura sanitaria necessaria da calare a pennello sul territorio”. La proposta di Paolucci e del Pd è quella di misurarsi con il territorio, presidio per presidio, con sindaci ed operatori sanitari per concertare i modi migliori per ridurre i costi, ma secondo i bisogni: “Se non lo fanno loro, come dovrebbero, lo faremo noi”, conclude.
C’è poi il tema dei piccoli ospedali, quelli più colpiti dalla riforma e che più diffusamente incidono sul territorio. Franco Caramanico, responsabile regionale Pd alla sanità, ha approfondito: “ Non sono i piccoli ospedali che incidono dal punto di vista economico. Tagliando su di questi si recuperano solo 1.700.000 euro: non è una manovra che produce economia, senza contare i costi sociali che provoca”. Per Caramanico, questo consiste in una deviazione dal problema reale: “Il vero problema è l’aumento del deficit registrato nel 2010, arrivato a 104 milioni, dovuto alle spese per il privato, per il personale e per il materiale farmaceutico. Si deve avere il coraggio, la capacità e l’onestà di ammettere e affrontare i problemi reali”.
“In Abruzzo c’è un nuovo Attila, e questo è Gianni Chiodi”, una metafora storica usata dal capogruppo regionale Camillo D’Alessandro: “Attila bruciava tutto ciò su cui passava, Chiodi qui ha sfasciato completamente il sistema sanitario”, ha continuato, illustrando il suo pensiero su una iniqua distinzione apportata dai tagli: “Si considerano cittadini di serie A quelli della costa e di serie Z quelli dell’interno, che vedranno negarsi anche il diritto a salvarsi la vita”. Per D’Alessandro, l’importanza dei servizi d’emergenza dei presidi sanitari lontani da zona più importanti come Chieti-Pescara, che verranno ridimensionati o chiusi, devono mantenere una fondamentale presenza. Queste le date di disattivazione: 31 agosto Pescina (Aq) , Casoli (Ch), Gissi (Ch) e San Valentino (Pe), 30 settembre Tagliacozzo (Aq), 31 dicembre Guardiagrele (Ch).
Responsabilità ricondotta, dal capogruppo D’Alessandro, interamente a Chiodi: “perché è lui il commissario, e dalla sua firma passano tutte le decisioni. Non ha colpa nemmeno Venturoni, poiché il suo è solo un potere politico, ma purtroppo questi atti non passano dal Consiglio”.
Proponendosi come forza di confronto costruttivo, il Pd avanza le sue proposte: spostamento di risorse verso i presidi decentrati, ridotti a centri amministrativi dalla mancanza di attrezzature, per andare incontro ai piccoli interventi direttamente nei piccoli territori e ridurre gli accessi ai grandi ospedali, già oberati dalle proprie utenze e quindi evitare il crearsi di mobilità passiva; ricorrere ai fondi Fas invece che alle sovra-aliquote che la Giunta ha intenzione di apporre per raccogliere 46 dei 67 milioni della perdita già accumulata fino al 31 dicembre; infine, spiega Franco Caramanico: “ continuare a seguire il Piano Sanitario del 2008, quello vigente, che insieme al piano di rientro ha assicurato il risanamento della sanità abruzzese”.
Chiara la domanda conclusiva di Caramanico: “Se un programma c’è già e funziona, perché rimettere tutto in discussione?”.
Daniele Galli