L’inchiesta della procura di Napoli sugli appalti di Trenitalia toccherebbe anche l’Abruzzo. Dalle intercettazioni, infatti, emerge il presunto coinvolgimento di un esponente del Pd abruzzese, chiamato in causa da uno degli imprenditori arrestati, Antonio De Luca. Durante una delle telefonate intercettate, De Luca riferisce a suo fratello di Giovanni, di aver conosciuto un esponente del Partito Democratico nel Consiglio Regionale d’Abruzzo, che risponde al nome di “Camillo”.
E il Camillo della situazione sarebbe, secondo le indiscrezioni, quel Camillo D’Alessandro che, tuttavia, rifiuta qualunque coinvolgimento. “Non ho idea di cosa si tratti” commenta “non riuscirei nemmeno ad associare un volto a un cognome. E’ una vicenda che non mi tocca assolutamente”.
E’ molto sereno D’Alessandro, sostenuto fortemente dall’intero centro sinistra abruzzese. “De Luca parla di D’Alessandro” dicono “afferma di conoscerlo bene, ma poi sbaglia il cognome”. E poi, “se fosse coinvolto, avrebbe già ricevuto un avviso di garanzia”. Cosa che al momento non è successa.
L’espansione dell’inchiesta in Abruzzo riguarda anche l’acquisizione di appalti dalla Protezione Civile per lavori legati all’emergenza terremoto a L’Aquila. Tentativo andato a vuoto, “nonostante la buona accoglienza” che Bertolaso aveva riservato ai titolari dell’azienda coinvolta.
Le cause del “flop” le spiega la stessa Anna De Luca, sorella degli imprenditori, in una telefonata in cui, riferita proprio al capo della protezione civile dice: “Si mette paura di dare lavoro, questo ho capito”.
L’inchiesta riguarda gli appalti pilotati tra Trenitalia e alcune aziende, in cui le gare erano manipolate da un gruppo di imprese che riuscivano sempre ad ottenere le condizioni migliori. Attualmente cinque persone si trovano in custodia cautelare in carcere.