Manovra governo, gruppi d’opposizione incontrano presidenti di Regione

giovanni_legniniRoma. “Se la manovra pensata dal governo Berlusconi andrà in porto così com’è oggi, l’Abruzzo rischia la liquefazione e la liquidazione. È necessaria un’azione forte e unitaria per difendere l’Abruzzo”. È la denuncia del senatore del Partito democratico, Giovanni Legnini, che questa mattina ha incontrato, insieme ai presidenti dei gruppi parlamentari d’opposizione, i presidenti delle Regioni guidate da Vasco Errani in allarme per gli effetti della manovra.

Secondo Legnini, infatti, gli effetti della manovra andranno ad aggiungersi all’indebitamento accumulato dalla destra fra il 2000 e il 2005. “Il risultato” ne deduce il senatore “è che l’Abruzzo si fermerà. Ci saranno tagli al trasporto pubblico locale, all’edilizia sanitaria e non ci saranno risorse per le famiglie, le imprese, la cultura, il turismo, gli enti locali. Non ci saranno fondi per il lavoro delle nuove generazioni e ci sarà il taglio anche per il fondo Fas, stanziato già nel 2007 dal governo Prodi: i fondi vengono trasferiti alla presidenza del Consiglio, rendendo incerti i tempi di quelli residui”.

Legnini denuncia il silenzio in merito del governatore d’Abruzzo, Gianni Chiodi, che, nella sua opinione, si sarebbe accorto con ritardo della gravità delle decisioni governative. “Oggi, invece” aggiunge, “Errani, Formigoni, Polverini e altri presidenti di Regione ci hanno detto che se passa questa manovra, le Regioni si ridurranno al ruolo di grandi aziende sanitarie in barba al federalismo ed alle autonomie locali”.

Per queste ragioni il Pd annuncia battaglia in Senato. “Chiederemo con forza di cambiare radicalmente marcia” annuncia Legnini, “perché la condizione dell’Abruzzo è fra le più critiche in Italia. La Regione è commissariata, indebitata e disidratata. Noi prendiamo atto della realtà: lo faccia anche la maggioranza, lo facciano anche i parlamentari abruzzesi del Pdl e apriamo un confronto vero e se sarà necessario una vertenza con il governo nazionale. Se questo non avverrà, la conseguenza sarà che la destra si ritroverà a governare una istituzione svuotata e che gli abruzzesi torneranno ad emigrare come sta già avvenendo per le giovani generazioni”.

 

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