C’è il rischio di una maggiore incidenza di patologie tumorali, dello sviluppo del cancro al colon o allo stomaco. Ma in fondo, è proprio così?
In Italia il sistema funziona diversamente che negli States. Ci sono controlli e filiere che interessano tutto il settore alimentare, in particolar modo quello della carne. L’animale viene certificato dalla nascita sino alla macellazione e alla sua trasformazione. E al di là di qualche isolato caso di procedure non rispettate, il consumatore può dormire sonni tranquilli.
In realtà è sempre il troppo che stroppia. In qualsiasi campo! E’ chiaro che mangiare troppa carne rossa può far male. In Abruzzo a rischio quindi gli arrosticini, piatto tipico della tradizione culinaria aprutina, frutto della lavorazione delle carni ovine? Per gli esperti non è affatto così.
Non c’è alcun rischio se il consumo avviene in modo moderato, equilibrato, come del resto per tutte le cose. L’unico consiglio che viene dato è quello di non superare un consumo di due volte a settimana. Ma quanti di voi consumano due volte alla settimana gli arrosticini? Forse si contano sulle dita di una mano.
L’arrosticino abruzzese è sinonimo di festa, di convivialità, di socializzazione, di organizzazione di eventi, di ritrovo tra gli amici. Una, forse due volte al mese, ben al di sotto delle due volte a settimana indicato come parametro massimo di consumo per ciascun soggetto.
E’ l’abuso che fa male. Mentre l’alternanza dei cibi e di prodotti stagionali (la stagionalità garantisce il giusto apporto del fabbisogno dei nutrienti), con un consumo equilibrato, riduce sensibilmente ogni fattore di rischio. Anche l’alcol uccide se vi è un abuso (cirrosi epatica). Ma un bicchiere di vino a pranzo non ha mai ucciso nessuno.