A parlare è Silvio Paolucci, segretario regionale del Pd abruzzese, che sostiene l’esistenza di movimenti di denaro non denunciati dall’azienda teatina. Secondo il segretario, infatti, si tratterebbe di questioni risalenti all’8 febbraio 2008, cioè tempo prima che ci fossero gli arresti. “Secondo la segnalazione inviata dalla Banca d’Italia alla magistratura” spiega meglio Paolucci, “Anna Maria Sollecito, moglie di Angelini, si era presentata presso una piccola banca di Pescara con una valigia contenente 600mila euro in contanti. Aveva chiesto l’apertura di un conto corrente comunicando di dover fare, successivamente, un investimento. Questo investimento non c’è ancora stato e invece il conto è cresciuto di almeno altri 20 mila euro: versamenti che coincidono con i prelievi effettuati presso i conti delle società del gruppo, come segnala ancora la Banca d’Italia. E a fine luglio 2008, quindi dopo gli arresti, Angelini ha depositato presso un’altra banca pescarese 6mila banconote da 500 euro, per un totale di 3 milioni di euro”. Secondo quanto sostenuto da Paolucci, in una di queste due banche lo stesso Angelini avrebbe aperto sei conti correnti che sarebbero ancora in funzione. Non si tratterebbe nemmeno di informazioni inedite, in quanto già studiate dalla guardia di finanza e segnalate alla Procura di Pescara per tempo.
“Per questo ribadiamo” conclude il segretario del Pd abruzzese “che è necessario passare al setaccio tutti i conti della proprietà e il presidente Chiodi non può permettersi di dire che “presto inizieremo a parlare di crisi aziendale”. Se aspetta di vedere alla fame le famiglie dei dipendenti per muoversi, per i lavoratori e le imprese abruzzesi si prospettano tempi molto duri”.