“Siamo in autunno, l’epoca in cui si tirano le somme dei mesi passati e dopo la pausa estiva ci si prepara a riprendere le attività. Diverse sono le questioni che sollecitano la nostra attenzione, in particolare l’aumento della disoccupazione giovanile che purtroppo tiene in ansia numerose famiglie. Parlare di crisi in questo periodo è forse pleonistico. Forte si presenta l’interrogativo fra i Chietini su cosa sarà nel prossimo futuro lo stato dei vari servizi cittadini e quale futuro si profila per Chieti, specie dopo il rimpasto delle deleghe e degli assessori comunali nella attuale nuova sede del Municipio che è la ex sede dalla Banca d’Italia, riadattata in sostituzione di quella naturale nell’antico “Palazzo D’Achille” dopo il terremoto di alcuni anni fa, che ha determinato, senza un reale giustificato motivo, il trasferimento dalla Piazza San Giustino alla Piazza Valignani. Le due amministrazioni comunali successive alle mie tre, che hanno avuto termine il 16 novembre 2004, hanno preferito abbandonare la vecchia e prestigiosa sede anziché provvedere alla esecuzione delle poche opere di semplice riparazione con il riconsolidamento delle strutture lievemente lesionate per rendere l’intero palazzo gentilizio sicuro, agibile ed abitabile con poca spesa nel cuore della città. Come tutti sanno il rimescolamento delle deleghe e degli assessori è avvenuto in seguito all’arresto del pluriassessore Ivo D’Agostino, plurincaricato e super votato per i reati ed i motivi a tutti noti. La storia si ripete. Molti cittadini si chiedono verso quale meta viaggia oggi la leggendaria Teate le cui origini risalgono a 1181 anni prima di Cristo e a 3194 anni fa. Con riferimento ad oggi, 2013, e quali saranno i rimedi che l’attuale Sindaco Umberto Di Primio intende adottare seriamente per riportare la città in territori più rigenerativi ed innovativi. Il dato che colpisce di più in questa fase di cambiamento epocale e di ricollocamento delle coscienze, è l’imbarbarimento della vita amministrativa e politica del momento che sfrutta la debolezza economica di determinate famiglie per assecondare anche i baratti sessuali di chi ci malgoverna. Pure questo è la Chieti di oggi. La terra dei pastori e dei guerrieri marrucini, la terra con la vocazione al verde, all’arte, alla cultura, in realtà è sconvolta da questo modo così squallido di gestire la cosa pubblica. La città del Teatro Marrucino, della Settimana Mozartiana, del Presepe Vivente, del Campus universitario e del Guerriero di Capestrano, della Villa Comunale e del suo ricco patrimonio naturalistico e storico verso quale futuro sta andando? Dove si dirige? Tocca ora al primo cittadino indicare la strada migliore da imboccare per il nostro capoluogo provinciale in cui, nonostante i giochetti regionali al ribasso di alcuni mesi fa, sventola ancora la bandiera del “cinghiale” in uno dei suoi palazzi di prestigio, anche se si tratta di una Chieti in mutande, più per lo stile amministrativo che per quello balneare noi con piglio dannunziano “memento audere semper”, riprendiamo il nostro cammino, dopo uno stop più affettivo che produttivo verso i lidi più impegnativi e verso quell’Adriatico selvaggio, che a memoria da bambini abbiamo imparato ad essere verde come i pascoli dei monti ed in cui la nostra città si è sempre fatta incorniciare per preservare una immagine di se agreste, genuina, pulita, solare, una immagine che speriamo non venga mai meno, specie di quella mitologica dell’antica Teate fondata ed edificata dal Pelide Achille in onore della madre Teti e del padre Peleo, di quella medievale e della città eterna operosa e prosperosa, proiettata nel futuro sempre migliore rispetto al suo passato glorioso.
Nicola Cucullo“
pubblicazione tratta da Il Censorino Teatino