Il bambino è stato per mesi al centro di una vicenda che ha commosso e fatto discutere tutto il mondo.
“Il nostro splendido bambino se n’è andato”, queste le parole con cui Connie Yates e Chris Gard hanno annunciato al mondo la morte di loro figlio Charlie. Il bambino era nato il 4 agosto 2016 e dopo poche settimane ha iniziato a manifestare i sintomi della sindrome da deplezione del DNA mitocondriale, una rara malattia genetica, che provoca un progressivo e inarrestabile deperimento muscolare.
Le condizioni del piccolo sono quindi progressivamente peggiorate, tanto che dallo scorso marzo Charlie non è più stato in grado di respirare autonomamente e da allora è stato tenuto in vita solo grazie ai respiratori meccanici.
Intanto i genitori vengono a sapere che i primi risultati di una ricerca della Columbia University sembrerebbero aprire una piccola speranza per le cure di Charlie, quindi contattano una clinica americana disposta a tentare la terapia sperimentale, ma quando è quasi tutto pronto per il trasferimento, l’aggravamento del bambino porta i medici a rinunciare al viaggio della speranza.
Secondo i sanitari, sia inglesi che americani, lo stato di salute di Charlie è troppo compromesso e non ci sono più i presupposti scientifici per curare il bambino. A questo punto, in base al principio dell’interesse del bambino, l’ospedale inglese che ha in cura Charlie chiede al tribunale il permesso di staccare i respiratori.
I genitori di Charlie, in disaccordo con la decisione dei sanitari, iniziano una lunga battaglia legale, che tuttavia darà alla fine ragione all’ospedale. I giudici accolgono la tesi dei medici, secondo cui il piccolo Charlie è ormai allo stato terminale e ha diritto ad una morte dignitosa, mentre la prosecuzione delle cure sarebbe solo fonte di altre enormi e inutili sofferenze.
Proprio ieri, l’Alta Corte britannica aveva ordinato il trasferimento di Charlie in un centro di assistenza per malati terminali, dove dei medici specializzati avrebbero dovuto procedere alla disattivazione dei respiratori.