Alcuni sistemi di monitoraggio della centrale sono stati messi fuori uso dall’attacco del virus Petya, che ha infettato i sistemi informatici di decine di società ed enti pubblici in tutta Europa.
Un attacco hacker su grande scala sta provocando in queste ore malfunzionamenti e disservizi in tutta Europa. Il responsabile è Petya, un ransomware molto simile a Wannacry, il virus che lo scorso maggio mandò in tilt i sistemi informatici degli ospedali britannici.
Come Wannacry, anche Petya è in grado di criptare i file dei computer infettati, rendendoli di fatto inutilizzabili fino al pagamento di una sorta di riscatto. Allo stato attuale il virus ha già colpito in Gran Bretagna, Francia, India, Russia e Ucraina, dove sono stati infettati anche i sistemi di monitoraggio dell’aria nella tristemente nota centrale di Chernobyl.
Tra i sistemi informatici colpiti dall’attacco anche quelli dell’agenzia pubblicitaria inglese Wpp, del colosso del trasporto navale Moller-Maersk, della metropolitana di Kiev e dell’aeroporto di Borispil, in Ucraina. Le prime avvisaglie dell’attacco sono state denunciate da Maersk nella mattinata di oggi, ma è nel pomeriggio che i casi si sono velocemente moltiplicati, colpendo decine di società ed enti pubblici.
A quanto pare, il virus Petya sarebbe in grado di sfruttare una vulnerabilità dell’Smb, il protocollo utilizzato per la condivisione di informazioni e periferiche tra i computer appartenenti ad una stessa rete. Si tratta della stessa vulnerabilità già sfruttata da Wannacry e, secondo alcuni esperti, anche Petya sarebbe basato sull’exploit EternalBlue, originariamente sviluppato dall’NSA statunitense e poi rubato dal gruppo hacker “The Shadow Brokers”, che lo ha reso pubblico lo scorso aprile.