I quattro tribunali secondo la riforma, nel 2018 saranno accorpati. La questione ‘Tribunali d’Abruzzo’, come sostengono anche i consiglieri regionali Maurizio Di Nicola (Cd) e Lorenzo Berardinetti (Regione Facile), è da sempre nell’agenda politica regionale: essa impone un impegno costante e una strategia economico-giuridica sostenibile.
“Non si affronta con declamazioni gratuite e appelli di piazza, ancor più quando essa è definita da una legge dello Stato datata 2011, diventata operativa in tutt’Italia nel 2014”.
La Regione Abruzzo, negli anni scorsi, ha guidato ben due proposte referendarie (ammesse dalla Cassazione e poi bocciate dalla Corte Costituzionale); ha esaminato più volte il problema con unanimi e puntuali risoluzioni; ha aperto “un’interlocuzione con gli organi ministeriali centrali per rivalutare la fondatezza di principi, criteri e motivazioni, sostenuti anche da insigni studiosi e giuristi”.
I due presidenti si appellano ai Parlamentari eletti nella nostra Regione “nella loro qualità di “fondamentali interlocutori del Governo” affinché vogliano garantire tutto il loro impegno per l’ottenimento della salvaguardia delle circoscrizioni Giudiziarie minori dell’Abruzzo, e comunque in via di urgenza e priorità l’ottenimento di una ulteriore proroga del termine già previsto per il 2018.
“L’Abruzzo – spiegano D’Alfonso e Di Pangrazio – non può essere disegnato con un ‘Servizio Giustizia’ a due velocità: un Nord con quattro Tribunali e un Sud privo di presidi giudiziari! Città di area vasta – con entità territoriali storicamente e culturalmente definite, con caratteristiche geografiche peculiari e densamente popolate – si pensi, ad esempio, all’area Frentana, con circa 80.000 abitanti, o alla Marsica, con ben 130.000. L’Abruzzo ha bisogno di Strutture giudiziarie innestate nel loro contesto di vita e non a chilometri di distanza: lo dicono, con trasparente obiettività, la mole di lavoro civile e penale trattato in quei Tribunali e l’indotto socio-economico collegato all’attività di quei Tribunali”.