Fuori dai giochi la provincia di Teramo, senza alcuna discarica ormai dal 2009, le volumetrie maggiori ancora a disposizione sono quelle nel chietino, con circa 311 mila metri cubi ancora da essere riempiti. Vero, nel computo non è stata inserito l’aumento del 10 per cento della volumetria concesso dalla Regione, una sorta di Piano Discarica dopo il Piano Casa. Ci sarebbero dunque ancora 242 mila metri cubi da aggiungere, e si arriverebbe quasi a settecentomila. Ma in molti degli impianti o i progetti non sono ancora stati presentati oppure si è ancora in attesa dei pareri tecnici. Insomma, di là da venire, per una situazione che nel giro di pochi mesi rischia di far precipitare l’Abruzzo nell’emergenza più nera. Bloccate le due nuove discariche di Grasciano e di Gioia dei Marsi (485 mila metri cubi la prima e 365 mila la seconda) che avrebbero offerto uno sfogo all’immondizia abruzzese, ora il problema è trovare un invaso da qualche parte. A giorni negli uffici della Regione dovrebbe arrivare la risposta chiesta all’Avvocatura sull’intricata questione di Irgine di Notaresco, di circa 177 mila metri cubi. La sensazione tra i corridoi è che il parere sarà favorevole al rilascio dell’autorizzazione. Giovedì, invece, negli uffici della Regione ci sarà la conferenza dei servizi che vedrà attorno ad un tavolo Cirsu e Sogesa per la definizione della vicenda Grasciano. Se le varie grane burocratiche delle due società, anche per ciò che riguarda la titolarità, non venissero chiarite la Regione potrebbe anche procedere al commissariamento delle società e far partire d’imperio i lavori per il nuovo invaso.
Fronte caldo, quello dei rifiuti. Caldissimo. E si moltiplicano le prese di posizione delle forze politiche. Questa mattina nella sede della Provincia di Pescara il presidente della commissione Ambiente dell’ente Roberto Pasquali, insieme al consigliere Idv Attilio Di Mattia e al consulente ambientale Andrea Sanità hanno presentato la proposta per un impianto di trattamento all’avanguardia che potrebbe essere inserito all’interno del Piano provinciale per i rifiuti. “Lo scopo del trattamento è quello di separare dai rifiuti indifferenziati i materiali riciclabili – ha spiegato Di Mattia – si potrebbe parlare di una differenziata automatica”. L’impianto, il cui brevetto è di una società israeliana, separa i rifiuti in entrata attraverso un procedimento a freddo con l’acqua, sfruttando il diverso peso specifico degli elementi. Il residuo, circa il venti per cento, è Cdr cosiddetto di qualità. Un impianto per 50 mila tonnellate annue costa circa 15-20 milioni di euro. “Stiamo parlando di tecnologie innovative per superare la logica del termovalorizzatore”, ha precisato Roberto Pasquali.