Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
Qualcuno si chiederà il perché del punto interrogativo nel titolo di questo documento. E allora va subito precisato che l’interrogativo non è dell’autore, ma delle autorità del Parco Nazionale d’Abruzzo.
Ecco, difatti, quanto hanno scritto nel comunicato con il quale si informa l’opinione pubblica delle ragioni della morte dell’orsetta “Morena”: le «risultanze della relazione sulla necroscopia […] fa(nno) risalire, come ipotesi verosimile, la morte dell’orsetta a una malattia sviluppatasi in seguito a problemi dentali»! «Verosimile», quindi, non la certezza!
Ragion per cui tutte le ipotesi restano valide. Tanto più che i dubbi e le contraddizioni ci sono: e ciò porta a riflettere. E la riflessione non è segno di «fantasiose ipotesi», ma ipotesi da valutare con tutte le attenzioni del caso.
Tanto più che i fatti che hanno portato all’ipotesi di una morte per inedia sono concreti. E vediamoli:
Secondo un comunicato del Comitato Parchi Italia e del Centro Studi Ecologici Appennini (coordinato da un ex Direttore del PNA), Morena sarebbe stata «ritrovata smagrita […] e in effetti è subito circolata la voce che sia morta di fame» (Comunicato del 18.8.2016); ovvero, l’animale era in evidente stato di deperimento (come poi confermerà l’analisi necroscopica) benché la morte risalisse a pochi giorni prima del ritrovamento. L’animale era «indebolito dalla malattia» si dice infatti nel comunicato delle autorità; e quindi si conferma quanto sostenuto dal Comitato Parchi e, peraltro, dalla vox popoli subito dopo la notizia del suo ritrovamento. Ma questa non è una prova: è comunque un’ipotesi! La cosa certa è che l’orsetto era «indebolito» perché lo conferma la necroscopia. E che un semplice mal di denti porti un orso ad indebolirsi per impedimento di alimentarsi è veramente molto ma molto poco credibile e… «verosimile»! Più logico pensare ad indebolimento per carenza di alimentazione, una carenza che semplici «problemi dentali» difficilmente giustificano. Tanto più che fino a pochi giorni prima l’orsetta sembrava essere in buona salute: «sopralluoghi finalizzati alla ricerca degli escrementi e a valutare le condizioni fisiche di Morena che risultava in buona salute» (Comunicato del 22.7.2016).
I tempi della necroscopia non sono stati certamente brevi (dal 21 luglio al 15 settembre); sembra quasi che si sia fatto di tutto (e certamente lo si è fatto, vista la NON CERTEZZA della diagnosi finale) per cercare le ragioni della morte: ricerca che non sarebbe stata complessa se le motivazioni della morte fossero state chiare. Una motivazione, quindi, che sembrerebbe mirata ad allontanare l’ipotesi più logica e che avesse nello stesso tempo una certa logicità: ovvero la morte per inedia, ma a causa di un mal di denti e non per difficoltà ingurgitanti (che, caso mai, si potrebbero anche valutare, ma solo se fossero riferite alla gola o apparato digerente iniziale e non tanto alla masticazione).
La necroscopia ci dice che nell’intestino di Morena erano presenti «parti del contenuto gastrico costituito da erba e che la cistifellea era piena, segno che la digestione non era ancora avvenuta […] come dire che Morena, nonostante i problemi dentali, ha mangiato fino all’ultimo momento».
E allora perché il deperimento? Non ce lo dicono! Era o non era deperita? Le autorità del Parco non ci dicono se l’esame necroscopico lo conferma o meno.
Alimentarsi poco può anche portare al deperimento quanto il non alimentarsi; quindi ovvio che vi fosse del cibo nella cistifellea: ma quanto ha impiegato Morena ad ingurgitare quel cibo? Se aveva difficoltà ad alimentarsi, ciò non esclude che comunque lo facesse e che la cistifellea fosse comunque piena o contenesse resti di cibo: il busillis è quanto tempo abbia impiegato a riempirla! E questo non lo si può sapere.
E che dice la relazione in merito alle dimensioni del radiocollare? Nulla! O, almeno, di questo non si parla nel comunicato ufficiale dato alla stampa. Invece sarebbe interessante sapere se nella relazione necroscopica se ne parla e, soprattutto, sapere quale diametro avesse quel radiocollare e quale il collo di Morena.
E, comunque, a lume di logica, non si munisce di radiocollare un animale in età di rapida crescita, quando un eventuale mancato suo funzionamento impedirebbe il ritrovamento dell’animale “collarato”. Furono infatti le stesse autorità del Parco a dirci che il radiocollare non funzionava più e che fu quindi difficile la ricerca a vista dell’animale: «Purtroppo il segnale di mortalità, che avrebbe dovuto inviare il collare satellitare non ha funzionato nelle modalità programmate e non ha permesso il recupero tempestivo della carcassa» (Comunicato del 22.7.2016). Non per nulla già qualche tempo prima le autorità del Parco lanciarono addirittura un avviso ai turisti affinché lo segnalassero: «Se pensi di aver visto un orso o un cucciolo di orso, di aver trovato le sue tracce, contattaci» (Comunicato del 14.5.2016)! Comunque sia andata, una cosa è quindi certa: quel radiocollare non andava messo al collo di Morena!
Ecco perché aspettiamo la verità, ed ecco perché, sono le stesse autorità a lasciare i dubbi che quel punto interrogativo del nostro titolo vuole evidenziare.
Resta comunque interessante quella che può ritenersi la più grande scoperta scientifica sull’Orso marsicano mai fatta fino ad oggi: gli orsi possono morire anche di mal di denti!
Analisi, peraltro, fatta da un laboratorio eccellente (Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Grosseto, delle Regioni Lazio e Toscana) come ci dicono le autorità del Parco, ma che purtroppo resta difficile poterlo definire super-partes visto che proprio l’analizzatore ha lavorato per molti anni (decenni?) come veterinario proprio alle dipendenze del Parco Nazionale d’Abruzzo. Pur con tutta la stima per il laboratorio che ha effettuato la necroscopia, forse sarebbe quindi stato meglio, per una questione di correttezza (conflitto di competenza?), incaricare della necroscopia un altro laboratorio onde evitare retro-pensieri che tale constatazione rende inevitabili (ad esempio, ci si chiede: per quali ragioni questi esami non sono più fatti eseguire dall’Istituto zooprofilattico teramano che per decenni se ne era occupato, e presso il quale è stato impiegato per anni proprio lo stesso veterinario poi trasferitosi a Grosseto?).
Intanto, proprio in questi giorni due orsi se ne vanno a spasso “per le vie” di Sulmona (una città!) e San Sebastiano di Bisegna. E cosa ci dicono i giornali e le autorità? Che non bisogna aver paura, che basta lasciarli stare e non disturbarli: ma alla domanda più logica che ci si dovrebbe porre più nessuno si degna di dare una risposta: ma che ci vanno a fare due orsi selvatici nelle vie e dintorni dei centri urbani? Ovvio, diciamo noi, vanno a cercare quel cibo che ormai abbinano all’uomo ma che nelle loro terre ancestrali non trovano più! Ma questo nessuno lo dice e, forse, nessuno lo DEVE dire. Intanto gli unici campi che lo scorso anno furono seminati per l’orso quest’anno sono stati lasciati in abbandono ed anche vandalizzati (benché siano costati all’erario, si dice, quasi 20.000 euro!).
Addio povero Orso marsicano ormai ridotto a bamboccioni con tanto di nomignoli umani, lì a soddisfare i tanti “amici dell’orso”, felici di poterlo vedere, fotografare e riprendere mentre loro, gli orsi, stanno semplicemente elemosinando, ormai trasformati in barboni a quattro zampe!
E chissà che non finisca per rivelarsi «fantasiosa» anche la dichiarata «verosimile» morte di Morena a causa di un mal di denti…
Franco Zunino
Segretario Generale dell’AIW
già primo studioso sul campo dell’Orso marsicano