Catania (4-3-3): Anania, Monzon, Gyomber, Spolli, Peruzzi, Martinho, Jankovic (53′ Leto), Capuano, Castro, Calaiò, Rosina. In panchina: Ficara, Sauro, Parisi, Marcelinho, Garufi, Escalante, Cani, Aveni. Alleantore: Giuseppe Sannino.
Pescara (4-3-3): Fiorillo, Pucino, Pesoli, Zuparic, Zampano, Appelt Pires, Guana, Bjarnason, Caprari (72′ Pasquato), Melchiorri (80′ Sowe), Politano. In panchina: Aresti, Aldegan, Cosic, Grillo, Boldor, Lazzari, Nielsen, Sowe, Pogba. Allenatore: Marco Baroni
Reti: 1’Rosina (rig), 19′ Melchiorri, 50′ Calaiò
Arbitro: Davide Ghersini di Genova (Di Ioro-Caliani)
Espulto: Gyomber
Ammoniti: Pesoli, Gyomber, Calaiò, Monzon, Applet Pires, Leto, Pucino
Scontro fra deluse al Massimino per la sesta giornata di campionato. Catania e Pescara si affrontano ultime in classifica ed entrambe senza ancora nessuna vittoria. Baroni scende in Sicilia con i pesanti infortuni di Salamon e Maniero: se in difesa si conferma la stentata coppia Pesoli-Zuparic, in avanti è Caprari a vincere il ballottaggio con Pasquato per affiancare Melchiorri e Politano, fra i pochi salvabili in questo avvio di stagione biancazzurra.
Pretattiche che vanno a farsi benedire dopo soli 53′ secondi. Il primo assalto dei padroni di casa è fatale, Pesoli stoppa male sul cross e poi deve avventarsi sulla palla vagante in area, Rosina fa lo stesso e con esperienza cerca il contatto falloso. Per l’arbitro la scivolata del difensore è da penalty: trasforma lo stesso Rosina ed è subito 1-0. Non è solo uno squillo isolato per i rosazzurri, che godono del mancato filtro pescarese in mezzo al campo e al 19′ vanno vicino al raddoppio con Calaiò: l’ex del Pescara prolunga di testa una verticalizzazione dalla trequarti lasciando a Fiorillo solo la possibilità di guardare la palla mentre lo scavalca, e finisce fuori. Ma sul rovescio di fronte arriva il pari: ben oliata la catena centrale, Bjarnason con l’esterno manda avanti Melchiorri che sfonda sulla destra e lascia di sasso Gyomber con una finta a rientrare, a rientrare è anche il suo sinistro che diventa irraggiungibile per Anania all’angolino basso. 1-1. Con la rete arriva anche maggior intesa tra gli uomini di Baroni che tessono meglio il possesso della palla e provano a mettere più dalle dalle parti di Anania, ma oltre il corner il bottino non va. Gli abruzzesi devono comunque pensare a guardarsi bene dalla vivacità di Rosina, che fuori dall’area di Fiorillo mette pepe e paura. Altrettanto, sulla fascia destra, fa Politano che al 34′ si fionda a rimettere dentro dal fondo l’invito lanciato da Caprari, diventa una chiamata dorata per Melchiorri che salta in terzo tempo come una scheggia e brucia Spolli sul limite piccolo, ma manca la mira e grazia lo spaesato portiere catanese. Sempre Politano, al 39′, scaltro a fare break sulla linea di meta campo e aprire il contropiede mandando Bjarnason sul fianco sinistro dell’area, il vichingo la tocca morbida e il diagonale scavalca Anania ma la palla fa solo la barba al palo. Avrebbe potuto, però, servire i ben piazzati Melchiorri e Caprari. Iniezione di grinta per il Delfino che cerca il sorpasso ostinatamente prima dell’intervallo: al 42′ Melchiorri spara un missile dalla lunetta che non spacca la traversa solo grazie a una deviazione fortuita nella mischia.
Negli spogliatoi rientra un Pescara a testa alta, anzi, rialzata, dopo la doccia gelata dell’avvio. E l’avvio di ripresa potrebbe gelare il Catania: corner al 3’st che Pesoli inzucca a distanza ravvicinata ma il bersaglio è mancato, seppur di un nulla. Invece sono i siciliani a ristabilire il predominio due minuti dopo: bucato ancora il filtro mediano pescarese, Jankovic lancia Calaiò in contropiede e “l’arciere” trafigge i guanti di Fiorillo con una freccia diagonale, che poi scheggia la base del palo alla destra del portiere e finisce in rete. 2-1. La reazione pescarese stenta, fronteggiata cone le ruvide dai difensori agli ordini di Sannino Spolli primo bullo. L’occasione più pericolosa è quella di Bjarnason al 27’st, gladiatore mai stanco, che riesce a girare al volo da posizione defilata in area: non ottiene più di un corner. Gli etnei, di contro, amministrano senza disdegnare l’offensiva ma s accontentano di tenere sulla corda Fiorillo senza forzare la mano. Lo spunto di Melchiorri si spegne con una noia all’inguine, Caprari, ma acceso, viene sostituito da Pasquato: tocca a Bjarnason fare la punta aggiunta ma i piedi non sono all’altezza della tenacia dell’islandese. Baroni prova a fronteggiare le sportellate di Spolli con il peso massimo Sowe, ma le grane abbondano anche sull’altro fronte: al 40’st il Catania fugge via in ripartenza, Rosina verticalizza, Pesoli liscia in scivolata, la sfera giunge a Calaiò sulla sinistra che centra Fiorillo, poi carambola sulla schiena di Pucino e rimbalza a una spanna dal palo e dall’autorete. Per i rosazzurro è il momento del colpo di grazia: lo cerca Castro con una sassata da fuori area ma trova la doppia risposta di Fiorillo, A Baroni non resta che giocarsi anche la carta Pogba, e il fratello del talento juventino esordisce in B negli ultimi minuti. L’ultimo tentativo, però, è dell’inesauribile Bjarnason che si tuffa di testa al 44’st per deviare una punizione messa tesa da Guana dalla trequarti, riesce nella torsione più estrema ma dà solo un’illusione allo sparuto gruppo di tifosi biancazzurri scesi in Sicilia. Finale teso, con una mischia che produce l’espulsione del catanese Gyomber. Una superiorità numerica che dura per 7 minuti di recupero ma regalano solo un urlo strozzato a Baroni: al 96′ inoltrato Pasquato estrae un cappello dal cilindro con una volè mancina che supera Anania ma non la faccia interna del palo che restituisce la sfera al portiere. Troppo tardi per provare miracoli.
Per il Pescara di Baroni ora è buio pesto: unica della cadetteria a non aver ancora vinto dopo 6 partite. Tre punti valgono il fanalino di coda per il Delfino, ma fa fin troppa poca luce per il tecnico toscano che ora sente tremare la panchina.
Daniele Galli