Roseto. Il secondo fallimento mondiale a Brasile 2014 ha dimostrato che l’Italia ha bisogno di un calcio nuovo con volti nuovi. Pochi giovani calciatori hanno la fortuna di calcare già palcoscenici importanti (o altri come Berardi li rifiutano per non rischiare tanta panchina), ma Roseto, l’Abruzzo tutto, fa il tifo per Jacopo Dezi.
Il centrocampista, cresciuto nel Giulianova calcio, nel mese di marzo è arrivato prima nell’Under 21 e poi in quella maggiore con uno stage agli ordini dell’ex CT Cesare Prandelli. Da Napoli a Barletta, da Crotone (che ne ha riscattato la metà dai partenopei) alla serie A, forse.
Dezi ci spera, senza assilli: “se non dovesse arrivare, ci proveremo l’anno prossimo”. Sa che qualcosa che si sta muovendo e mezza serie A lo segue, si informa ma i soldi non ci sono e in settimana inizierà il ritiro con il Crotone poi si vedrà.
Quando è lontano gli manca la famiglia (soprattutto la mamma alla quale ha dedicato il primo gol in serie B), ma anche gli amici e gli arrosticini. Ha scelto di diventare calciatore, accetta i sacrifici e le rinunce (a tavola soprattuto) con naturalezza e senza particolari problemi.
Gira in vespa, studia Hamsik e sogna di essere allenato da Zeman, Mourinho e Conte. Crede che il calcio debba essere affidato a chi lo conosce e che il problema non sia soltanto nello sport ma coinvolga tutto il paese, “in Italia poca fiducia nei giovani in ogni settore, non solo nel calcio”.
Ride, scherza e beve analcolici, fa pronostici per la prossima stagione e tra tanti sogni per il futuro ha una speranza: essere richiamato da mister Di Biagio per poter giocare le due partite dell’under 21 a Pescara e Castel di Sangro. È tardi facciamo l’intervista, perché prima di ripartire verso la A (per il momento verso Crotone) vuole mangiare gli arrosticini.
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