Milan-Pescara 4-1. Doppio harakiri biancazzurro a San Siro

bergodiMilan: Amelia, De Sciglio, Zapata, Yepes, Constant, Montolivo, Ambrosini, Nocerino, Robinho (60’ Boateng), Pazzini (80’ Niang), El Shaarawy (83’ Muntari). In panchina: Abbiati, Mexes, Antonini, Abate, Emanuelson, Flamini, Bojan, Strasser, Gabriel. Allenatore: Massimiliano Allegri 

Pescara: Perin, Balzano, Terlizzi, Capuano, Modesto, Nielsen, Togni, Bjarnason, Weiss (46’ Celik), Abbruscato (74’ Quintero), Vukusic (63’ Jonathas). In panchina: Pelizzoli, Bocchetti, Soddimo, Crescenzi, Zanon, Brugman, Caprari. Allenatore: Cristiano Bergodi

Arbitro: Danilo Giannoccaro di Lecce (Viazzi-Liberti) 

Reti: 1’ Nocerino, 55’ Abbruscato (a), 56’ Terlizzi, 79’ Jonathas (a), 80’ El Shaarawy

Ammoniti: Modesto, Togni, Yepes, Ambrosini

 

Non basta lo straordinario stato di forma a spostare l’equilibrio del match, ancor prima dell’inizio, dalla parte del Milan, capace di accumulare 17 punti nelle ultime 8 gare. Ci si mettono i tanti errori e incidenti che il Pescara si procura nella gara di San Siro. Solo una piccola reazione a metà ripresa interrompe un monologo della squadra di Max Allegri.

Inizia il precocissimo infortunio di Nielsen a spingere la squadra milanese immediatamente al vantaggio. Dopo soli 36 secondi il norvegese del Pescara sbaglia sulla sua trequarti e regala palla a Robinho, da lui il triangolo tutto di prima al limite dell’area con El Shaarawi, che mette dentro la palla tesa per il tap-in di Nocerino. 1-0 in un batter d’occhio, giusto per festeggiare il 113° compleanno del Diavolo. La pressione diventa asfissiante per il Pescara: piovono cross nell’area di Perin, che al 7’ viene quasi beffato dalla deviazione all’indietro di Balzano, che sfiora l’autogoal in pallonetto. Un preludio al leit-motiv di giornata. Uno degli sparuti lampi biancazzurri del primo tempo si vede all’8’, acceso dalla sassata di Togni dalla lunga distanza: la palla parte ferma ma gira all’ultimo verso il palo a destra di Amelia, che deve tuffarsi per deviare in angolo l’insidiosa conclusione del brasiliano. Quindi l’apertura della danzante manovra milanista. All’11’ Robinho sciabola con il destro il diagonale per l’inserimento di Pazzini: alta di poco la sua conclusione al volo dal limite piccolo. Al 21’, stoccata dalla distanza di El Sharaawy, che si libera in dribbling e indirizza la sfera alla base del palo sinistro: Perin si lancia per la deviazione impercettibile ma fondamentale per negare il raddoppio. Il Delfino viene infilato in serie e su ogni fronte: a sinistra la corsa instancabile di Costant, a destra la classe di Robinho, che richiama perfino Abbruscato a scendere in difesa.  Timido il tentativo di ripartire dei biancazzurri, che cercano di sfruttare la corsia sinistra intorno alla mezzora, ma la difesa di Yepes e Ambrosini si dimostra insormontabile alle sortite di Weiss e Abbruscato. Toccare palla, per i pescaresi, diventa episodico. Buon per loro che la squadra di Allegri conserva il dominio assoluto ma diventa leziosa e si perde nella ricerca della manovra più raffinata: dopo l’avvio senza pietà, il Milan chiude il primo tempo in versione partitella d’allenamento. Alto, comunque, il numero delle conclusioni portate verso la porta di Perin.

Con il secondo start a disposizione, Bergodi prova a impostare nuovamente la gara inserendo Celik per il non pervenuto Weiss. Confermato, invece, Vukosic, che al 2’st chiama la profondità per Bjarnason: buono il suo stacco ma Amelia neutralizza la testata potente ma centrale. Una manciata di attimi dopo, giusto il tempo di arrivare dall’altra parte, Robinho chiama nuovamente in causa Perin. Riprende la pressione sulla retroguardia adriatica, che al 5’st viene schiacciata in angolo da Costant: lancio dalla bandierina ancora di Robinho, deviata in tuffo dalla testa di Abbruscato che la mette nella propria porta. 2-0. A tenere, però, ancora aperti i giochi, ci pensa Terlizzi all’11’st: punizione procurata dalla galoppata sulla destra di Capuano, battuta lunga verso il centro dell’area dove il difensore pescarese sguscia nella mischia e incorna in rete. 2-1. Tanto immobile la difesa rossonera al momento del goal, quanto immobile rimane Amelia al 15’st sul ‘tironzo’ dai 30 metri di Balzano, la palla impazzisce in corsa e si stampa sul palo. L’episodio galvanizza il Delfino, che subito dopo si ripresenta pericoloso con lo stacco di testa di Bjarnason: palla sul fondo. L’ingresso di Celik ridà tono all’undici di Bergodi: lui stesso cerca la porta dai 20 metri al 62’, ma il tiro finisce fuori bersaglio. Il tecnico di Bracciano rinforza ulteriormente l’attacco con Jonathas che rileva Vukusic, ma è il centrocampo a peccare di precisione. Un altro errore in impostazione innesca la discesa sulla destra di Boateng (appena entrato per Robinho): Capuano sventa il suggerimento pericoloso in area al 19’st. Solo il ritardo sul pallone, invece, sventa la terza rete del Milan al 21’st: palla con il contagiri messa dentro da Nocerino, Pazzini brucia Terlizzi e salta solitario in terzo tempo, ma riesce solo a spizzarla accanto al palo. Il polso rossonero torna, dopo la debacle, a pulsare a pieno ritmo: Boateng sostituisce degnamente Robinho con un diagonale al 25’st che taglia tutto lo specchio della porta e sfila sul fondo sospinto solo dalle preghiere di Perin. Il Pescara si tiene in piedi solo con i tentativi isolati di Bjarnason, che impensieriscono Amelia quanto i tiri di riscaldamento. Al portierino del Pescara, suo malgrado, tocca fare i conti con le arringhe di El Sharaawi e, soprattutto, con le autoreti: il tocco impreciso di Jonathas, ancora su un calcio d’angolo del Milan, cala la ghigliottina definitiva al 34’st: 3-1 nuovamente su autogoal. A tagliare anche le gambe ai ragazzi di Bergodi arriva, meno di un minuto dopo, il faraone del goal: è El Shaarawy a finalizzare un contropiede da manuale, partito dalla destra con Pazzini e concluso dal giovane milanista pescato al rimorchio sul lato opposto. 4-1 a 10’ dal termine. Il finale parla di un assolo rossonero, interrotto solo dallo spreco di Jonathas, che servito solitario dentro l’area pensa a ballare la salsa anziché a calciare la palla prima di essere sopraggiunto da un nuvolo di difensori.

Due squadre su due diversi pianeti: la giustificazione delle autoreti serve poco a equilibrare lo spropositato vantaggio che il Milan ha dimostrato di avere sul Pescara. Cosa nota anzitempo, mentre rimaneva incognita la pelle che Bergodi avrebbe saputo mettere addosso ai suoi. Quella si è dimostrata una veste coraggiosa e meritevole, al di là degli episodi penalizzanti, di essere investita di ulteriore fiducia, in previsione di gare più alla portata. Con lo stesso atteggiamento, di punti salvezza se ne possono raccogliere parecchi altrove.

 

Daniele Galli


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