Caro Campitelli ti scrivo… dove sei finito?

Dal 10 giugno 2015, giorno in cui si è sparsa la notizia dell’apertura dell’inchiesta su Savona-Teramo, Luciano Campitelli ha lasciato il mondo biancorosso.

Non fisicamente, né materialmente, perché il patron continua a non lesinare sforzi economici, a volte anche eccessivi ascoltando i consigli di professionisti (?).

Ma mentalmente, da quel giorno, manca il vero Luciano Campitelli. Quello che criticava la squadra, quello criticato perché criticava, quello che criticava e criticato, sapeva comunque dare quel qualcosa in più al Teramo che, “contro” il suo presidente, si compattava e faceva risultati.

Da qualche anno Campitelli non c’è più. Ha pensato di mettere mano al portafoglio e tornare subito in serie B. Ne è uscito con le ossa rotte economicamente parlando ed una salvezza ai playout. Adesso latita sotto la scure di un investimento moderato per l’attuale rosa, che non gli permette di essere il vero patron e di pretendere chissà cosa.

E’ quel Campitelli che manca al Teramo. Quello che si arrabbiava, quello che reagiva e faceva reagire. L’apatia del presidente sembra arrivare a tutti i settori societari, fino alla squadra.

I biancorossi sono in linea salvezza, per carità, hanno paradossalmente guadagnato un punto sulla zona playout con la penalizzazione del Santarcangelo, ma il Teramo, a differenza delle prime giornate, non riesce più ad emozionare. E non è per il derby perso contro la Sambenedettese. I duemila ed oltre teramani che però hanno sfidato il gelo, meritavano ben altro spettacolo che una squadra confusionaria a caccia del pareggio e degli attaccanti spaesati. Chi è tornato in Promozione, si accontenterebbe anche semplicemente di vedere delle idee sul terreno di gioco.

Perché di un altro cammino stentato verso la salvezza, fatto di sofferenze anche solo per segnare, i teramani non ne hanno proprio bisogno.

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