Pescara (4-3-2-1): Perin; Zanon, Romagnoli, Bocchetti, Modesto (72’ Balzano); Nielsen, Colucci, Bjarnason (58’ Caprari); Weiss, Quintero; Vukusic. In panchina: Pellizzoli, Capuano, Cosic, Cascione, Celik, Soddimo. Allenatore: Giovanni Stroppa.
Atalanta (4-4-1-1): Consigli; Raimondi, Stendardo, Manfredini, Peluso; Schelotto, Cigarini, Cazzola (47’ Scozzarella), Bonaventura (76’ Troisi); Moralez (47’ Brivio); Denis. In panchina: Frezzolini, Lucchini, Parra, Marilungo, Polito, Matheu, De Luca. Allenatore: Stefano Colantuono
Abritro: Paolo Valeri di Roma (Stallone-Costanzo)
Espulso: Peluso
Ammoniti: Cazzola, Peluso, Cigarini, Weiss, Quintero, Balzano
Solo la fiducia confermata dal presidente Sebastiano evitano a Stroppa, contestato con la squadra dai tifosi, di volare via con il forte vento che soffia sull’Adriatico. Il tecnico biancazzurro prova ad appesantire la sua zavorra con il ritorno di Zanon in difesa e l’islandese Bjanrason al posto di un Cascione non all’altezza della sua fama da faro del centrocampo. Colucci e Vukusic rimpiazzano lo squalificato Blasi e l’infortunato Joanathas.
L’avvio è quello solito del Pescara e con il trascorrere dei minuti peggiora drammaticamente. L’Atalanta è sempre in attacco., alimentata dalla fantasia di Maxi Moralez e la regia di Cigarini. E’ lui, tra i vari tentativi nerazzurri, che al 22’ Cigarini cerca la botta dalla lunga distanza: Perin respinge con i pugni la potente conclusione. Il più pericoloso, però, è Jack Bonaventura: serve il miglior Zanon ad anticiparlo di testa sul limite area piccola. Ci riprova alla mezzora, con un mancino a girare dal vertice sinistro dell’area: Perin spiega le ali per deviare la palla sul fondo negando un goal da cineteca. Quella del portiere è il miglior gesto del primo tempo del Pescara, lentamente rinchiuso dai bergamaschi sempre più nella propria area. Solo Weiss, saltuariamente, ha la possibilità di allungarsi sulla fascia destra, ma la sola collaborazione di Quintero è una fonte troppo sterile per poter alimentare qualche ripartenza, unica via d’uscita dall’assedio ospite. Quella del colombiano, al 40’, è l’unica palla diretta nella porta di Cosigli: una punizione battuta dalla zolla defilata sulla destra, mandata centralmente tra le braccia del portiere che fa ripartire l’Atalanta: Cigarini verticalizza per l’inserimento di Bonaventura , non alla perfezione ma l’incomprensione tra la linea difensiva e l’uscita incerta di Perin aprono la porta alla conclusione facile, sventata da Zanon sulla linea. Cigarini che nel minuto di recupero replica l’innesco filtrante, va Schelotto alla conclusione al volo e spedisce in curva l’ultima palla del primo tempo.
Vukusic in campo è un inutile ectoplasma: Stroppa fa rientrare in campo i suoi con Abbruscato al suo posto. Ma a cambiare gli assetti tattici ci pensa l’arbitro Valeri, che rifila immediatamente il secondo giallo a Peluso per un tackle su Quintero e mette il Pescara in superiorità numerica per tutta la ripresa. Colantuono ripara con Scozzarella al posto di Cazzola, già ammonito anche lui, e Brivio per Morales: trazione meno avanzata rispetto alla prima frazione. Lo spazio lasciato vacante viene subito apprezzato dai Delfini, che al 10’st vanno vicinissimi al vantaggio: Weiss si scatena palla al piede, mette dentro per Abbruscato che si fionda alla deviazione a portiere battuto, ma c’è l’intervento provvidenziale di Manfredini che gli ruba la palla in scivolata ad un passo dalla rete. Non cala, però, la pressione della squadra di Colantuono, che nell’azione successiva cerca il colpo a sorpresa con il tiro-cross di Schelotto quasi dalla linea del fallo laterale, Perin deve mostrarsi sveglio per salvare il proprio palo dalla traiettoria insidiosa. Molto più che a Udine, Stroppa riesce a far sfruttare ai suoi l’uomo in più, ma è l’Atalanta a rimanere più vicina alla rete: al 21’st Brivio si coordina sui 25 metri e sgancia un diagonale al che batte Perin ma centra in pieno il palo. Rispondono Quintero su punizione, che Consigli rintuzza in angolo, e Abbruscato proprio su corner, che mette di testa ad una spanna dal palo. L’ultimo quarto d’ora è roba per squadre lunghe, quindi buona per le sgroppate di Schelotto sui lanci con il contagiri di Cigarini. Al contrario, Quintero deve tenersi gli assist nello scarpino, solo e mal accompagnato dal movimento senza palla del resto della squadra adriatica. Ultimi giri d’orologio giocati sulle ginocchia dalla squadra lombarda, e il Pescara monta lancia in resta: al 43’st Balzano spara da fuori, bomba smorzata dalla difesa che rimane accesa a cento area, Abbruscato raccoglie e gira in porta, Consigli si allunga con il piede e vince lo scontro ravvicinato guadagnandosi l’aureola del santo miracolante.
Un punto salvezza, quella di Stroppa. Un sassolino in più per la sua zavorra e anche per la classifica, ma l’evidenza parla chiaro. Due partite giocate 11 contro 10, una persa, l’altra ugualmente non sfruttata da un gioco che continua a latitare su ogni fronte. La fiducia della società rimane dalla parte del tecnico e della sua squadra, ma i tifosi hanno già lanciato l’ultimatum.
La contestazione dei tifosi. Stroppa: non è solo colpa mia
Come abbiano fatto non si è ancora capito, ma un centinaio di tifosi della curva nord sono riusciti a passare dagli spalti allo spazio antistante gli spogliatoi per attuare la contestazione all’indirizzo della squadra e di Giovanni Stroppa. Se in settimana una rappresentanza della tifoseria organizzata ha fatto irruzione durante l’allenamento, interrompendo i lavori del Pescara per chiedere ai giocatori tutto l’impegno possibile sul campo “fino ad uscire con i crampi”, nel post-partita di oggi solo l’intervento della polizia ha evitato il bis. Una schiera ben più folta dei Ranger è arrivata ad un passo dagli spogliatoi, fermati solo dall’intervento della Digos e degli steward. Momenti concitati, scanditi dalla richiesta dell’esonero del tecnico e dai cori contro la società, bersagliati da slogan minacciosi in caso di retrocessione.
A placare la foga degli ultras è intervenuto direttamente il presidente del club Daniele Sebastiani, supportato dal questore Paolo Passamonti e dai vertici della polizia. E il numero uno del Delfino, invece, ha confermato la fiducia al mister, almeno per le prossime giornate: mercoledì, infatti, ci sarà già l’anticipo infrasettimanale in casa del Chievo Verona.
Stroppa, invece, è arrivato in sala stampa per la conferenza post-partita visibilmente stizzito, soprattutto per il clima messo in atto dai sostenitori prima, durante e dopo la gara: “In un clima così è difficile essere lucidi”, assegnando ai tifosi la responsabilità di uno scarso rendimento psicologico dei suoi calciatori, che invece difende per l’impegno profuso: “Non abbiamo fatto quello che fa una squadra di maggiore caratura, ma vedere i ragazzi uscire stremati non può che soddisfarmi sotto questo aspetto”. E verso la curva ha rivolto parole che rischiano di instaurare una tensione difficile da gestire: “Ai tifosi non dico niente”, ha risposto l’allenatore ai giornalisti in sala, “certo, mi dispiace perché la squadra ha bisogno che ci stiano vicino, ma per farli tornare dalla nostra parte basta poco, basta fargli vedere anche soltanto un passaggio azzeccato”. Poi l’inizio di una serie di responsabilità respinte, un discorso da ultime pagine della storia: “Se mi si imputano responsabilità, me le prendo, ma non può essere sempre Stroppa il capro espiatorio”, ha detto fuori dai denti il tecnico, “è troppo facile parlare del mercato adesso, ma ci sono delle difficoltà oggettive dovute all’aver fatto la squadra all’ultimo momento, mettendo insieme italiani, stranieri e tantissimi giovani. Se la colpa di Stroppa è di non saperli far esprimere me la prendo, constatarlo non mi cambia la vita, ma continuo a credere nel lavoro che stiamo facendo e che possiamo continuare a fare tanto”. Un campionato progettato in salita, ancor prima di farlo cominciare: “Questa è la serie A”, ha rimarcato l’allenatore del Pescara, “i nostri limiti sono evidenziati dalla qualità maggiore delle altre squadre, non si può pensare che giochiamo 95 minuti schiacciando l’avversario nel proprio campo”. “Se pensavamo di non soffrire abbiamo sbagliato qualcosa”, ha concluso Stroppa.
Daniele Galli